Tale padre, tale figlio.



Mi chiamo Lucio, ho 52 anni, sono alto, spalle larghe ed un bel fisico asciutto, che mantengo in perfetta forma grazie ad allenamenti giornalieri, essendo un sommozzatore dei vigili del fuoco. Sono sposato da trent’anni con Maria, una bella donna, mia coetanea, capelli castani, occhi chiari ed un bel seno, ancora alto e sodo ed un bel culo, abbastanza prominente, posto al culmine di cosce snelle. In tutti questi anni di matrimonio, casualmente, ho scoperto che uno dei miei figli, Luigi, che è il più grande, non è mio figlio. Mentre per Stefano, il secondo genito, non ho dubbi, con lui ho avuto la certezza per puro caso. Avevo qualche dubbio, perché quando mia moglie è rimasta incinta, ero già un vigile del fuoco e, per un lungo periodo, oltre una quarantina di giorni, sono stato impegnato in un devastante terremoto in alta Italia e, al mio ritorno, mia moglie mi disse di esser incinta. La notizia di diventar padre mi aveva, in un primo momento, reso più che felice, ma poi, col tempo, mi son accorto che qualcosa non quadrava. Durante tutto il periodo in cui io ero stato impegnato nei soccorsi per il terremoto, mia moglie, per non dormire da sola all’epoca avevamo comprato una casa in periferia a ridosso di un bosco, si era trasferita a casa dei miei genitori. Mia madre lavorava ancora come infermiera, mentre mio padre era andato in pensione l’anno precedente, anch’egli vigile del fuoco. Questo dettaglio mi è venuto in mente molto tempo dopo, quando mi son reso conto che mio padre era particolarmente affezionato, sia a mia moglie che a mio figlio. Qualche anno dopo, durante un’esercitazione, cui avevano partecipato anche i miei figli, casualmente, ci fu offerto di fare il test del DNA, come esperimento per l’identificazione di persone perite a seguito di crolli ed impossibili da identificare. Ricordo che i risultati mi furono consegnati in busta sigillata, perché, in ogni caso, costituivano elemento della privacy. Quando andai a leggere i risultati, mi colpì il fatto che, mentre Stefano aveva la metà del mio patrimonio genetico, per Luigi, quel patrimonio era ridotto ad un quarto. Mi son informato in maniera molto discreta e, alla fine, son giunto alla conclusione che se Luigi aveva un quarto del patrimonio genetico, l’unico che poteva averglielo trasmesso doveva esser stato mio padre. Con mia moglie non avevo mai parlato di quella mia scoperta, fino a che, un giorno che mio padre era molto malato, mi confessò che, prima di morire, doveva togliersi un peso dalla coscienza. Non gli ho permesso di dire nulla, perché gli ho detto che sapevo già tutto e, quindi, la questione poteva esser considerata caduta in prescrizione. Ho solo voluto che morisse sereno, mentre io, dopo il funesto evento, ho preso mia moglie in disparte e, una sera che eravamo da soli, le ho chiesto di dirmi tutta la verità. All’inizio ha provato a negare e allora le ho mostrato il test del DNA e le ho detto anche che mio padre, in punto di morte, mi aveva confessato tutto. Lei è rimasta molto stupita, ma poi alla fine ha ammesso che una sera in cui si sentiva particolarmente eccitata, si era messa a parlare con mio padre e, alla fine, erano finiti a letto insieme; lui l’aveva scopata e riempita, incurante del fatto che lei non prendeva alcun tipo di precauzione. Era successo una sola volta e, quando aveva scoperto di esser incinta, era stato proprio lui a pregarla di non dir niente. Era stata la debolezza di un momento e adesso che i ragazzi erano cresciuti, lei era pronta ad assumersi ogni responsabilità. Avevo riflettuto molto su questa faccenda ed ero giunto alla conclusione che ormai la questione, come avevo detto a mio padre, poteva considerarsi più che superata. Però il destino aveva deciso per me una specie di rivincita, che sarebbe maturata da lì a qualche anno. Dei miei due figli, solo Stefano aveva deciso di intraprendere il mio stesso lavoro, mentre Luigi si era diplomato in ingegneria petrolifera e dopo un mese che si era sposato con Federica, era stato assunto da una grande compagnia petrolifera che, dopo qualche tempo, lo ha spedito su una piattaforma nel mare del Nord. Ammetto che ero rimasto molto colpito dalla bellezza di mia nuora. Alta oltre la media, mora, con i capelli ricci, occhi neri, un bel seno, non troppo grosso ma di una terza piena, un bel ventre piatto ed un culo a mandolino da far impazzire finanche un santo. La consideravo una brava ragazza e non mi sarei mai aspettato di trovarmi nella condizione in cui, casualmente, mi son trovato qualche tempo dopo il loro matrimonio. Durante il primo mese, mia nuora non avvertì alcun problema circa l’assenza di suo marito. Essi abitavano in un appartamento distante dal nostro e lei, per mangiare qualcosa, avendo il lavoro a due passi da casa nostra, veniva tutti i giorni a pranzo da noi.

Al secondo mese, Federica era molto nervosa; a causa dei miei turni al lavoro, capitava spesso che pranzassimo assieme e lei non si faceva scrupolo di sfogarsi con me.
«Accidenti al mondo! Luigi non viene a casa nemmeno questo mese. Lucio son due mesi che non lo vedo ed io… io ho voglia di divertirmi un po’. Quando c’era lui, andavamo in giro per locali con tutta la banda di amici, ma ora son qui, reclusa in casa. Non ce la faccio più»
Allora, una sera, decisi di accontentarla.
«Senti, che ne dici se domani sera usciamo assieme? Maria ha il doppio turno in ospedale e non torna prima delle due del pomeriggio di domenica e anch’io ho voglia di distrarmi un po’. Mi è sempre piaciuto ballare il latino/americano e, se svuoi, andremo a divertirci. Che ne pensi? Ti va?»
Lei ha fatto salti di gioia e mi ha dato un bacio, dopo avermi abbracciato forte.
«Mi va? Sì, che mi va! Eccome se mi va! Lucio sei il mio angelo salvatore!»
Mi son messo in ghingheri e siamo andati a ballare. Ci siamo trasferiti in una nota località balneare, famosa per i suoi locali da ballo; siamo entrati in uno di questi, dove abbiamo deciso di trascorrervi l’intera notte. Sembrava impazzita! Io adoro ballare soprattutto samba, rumba, bachata, salsa e merengue. Non si è persa un ballo! È rimasta tutta la serata attaccata a me come un francobollo e, in più di un’occasione, ho sentito che è venuta a strofinarsi contro il mio pacco, non completamente duro, ma abbastanza turgido. Quando siamo usciti dal locale, era quasi l’alba, eravamo stanchi, così, per non correre rischi, al primo motel lungo la strada ho chiesto se avevano due camere. Il proprietario mi ha detto che aveva disponibile solo una matrimoniale e Federica mi ha guardato dicendo che per lei andava bene lo stesso. Così siamo entrati nella camera, lei è subito corsa in bagno e, quando è uscita, indossava una camicia da notte cortissima, nera, trasparentissima e molto sexy. Era così trasparente che si poteva vedere tutto. Era praticamente nuda! Sono rimasto un attimo sorpreso.
«Federica io … dormirò sul divano, tu va pure a letto.»
L’ho fissata era stravolta. Aveva una fighetta piccola e depilata ed erano visibili le due grandi labbra, che fuoruscivano dal triangolino dell’esiguo perizoma nero, mentre il filo che lo reggeva era dentro il solco delle sue natiche tonde ed alte. Non ho avuto il tempo di andarmi a rifugiare in bagno, che il mio cazzo è diventato duro all’istante. Lei se ne è accorta subito che mi era diventato duro e, guardandomi negli occhi, si è messa ridere e ci ha scherzato un po’.
«Vedo che sei uno che si accende subito! Davvero ti ho eccitato? Accidenti, mi sembra proprio di sì!»
Ammetto che ero in imbarazzo. Non immaginavo che saremmo finiti in una simile situazione. Pensavo che saremmo andati a dormire, perché molto stanchi e basta, invece qui la situazione stava prendendo una piega davvero imprevista. Ho cercato di guadagnare il bagno.
«No.… no… va tutto bene… ora vado a cambiarmi per la notte, tu, intanto, mettiti a letto.»
Ho cercato di andare in bagno, per togliermi dall’imbarazzante situazione che ero certo non avrei saputo controllare. Lei mi ha preso per il braccio e mi ha tirato verso di sé.
«Dove scappi? Dai vieni qua! Lo vedo che ti sei eccitato ed io ho tanto bisogno di un cazzo che mi penetri la fica. Mi hai fatto eccitare tutta la notte, quindi, o me lo dai adesso tu, o me ne vado fuori così abbigliata e vediamo chi mi scopa! Ho una voglia incontenibile! Dai, scopami tu! Ti prego, non resisto più!»
Un attimo dopo si è inginocchiata davanti a me, mi ha aperto la patta dei pantaloni e mi ha tirato fuori il cazzo, quasi completamente duro. Grande è stato il suo stupore quando si è trovata davanti la mia bestia: un cazzone lungo oltre i venti e molto grosso di spessore!
«Oh, mio Dio! Ma tu ce l’hai molto più grosso e lungo di tuo figlio! Cazzo avrei dovuto sposare te, non lui!»
Mi è venuto da ridere. Dentro di me sapevo per quale motivo lo aveva più piccolo. Così ho deciso che adesso mi sarei preso una piccola rivincita.
«Dammi un attimo che mi spoglio e poi ci divertiamo!»

Un attimo dopo, ero nudo, ci siamo sdraiati sul letto ed abbiamo iniziato un meraviglioso 69. Ha preso a succhiarmi il cazzo in una maniera bellissima: lo leccava e ricopriva di saliva, poi, se lo infilava giù tutto nella gola, fin in fondo. Mi son reso conto di avere una nuora che era un’esperta bocchinara! Naturalmente le ho ricambiato il piacere, facendo scorrere ripetutamente la mia lingua tra le pieghe della sua vagina e martellando e succhiando con vigore il suo clitoride, alquanto pronunciato, che sporgeva come un piccolo cazzetto da quelle sue labbra: era simile ad una pesca succosa. Ha avuto un orgasmo sconvolgente, che mi ha urlato a bocca piena, mentre riempiva la mia di nettare dolcissimo, che ho raccolto ed ingoiato fino all’ultima stilla. L’ho lasciata godere ancora un po’, poi mi son rigirato e mi son posizionato tra le sue cosce ben aperte e, dopo aver appoggiato la punta della verga sul suo spacco, completamente fradicio, con un solo affondo gliel’ho affondata tutta dentro. Lei ha avuto un sussulto e mi ha guardato a bocca aperta.
«Accidenti, che mazza che hai! Mi sfondi! Sì, la voglio, ma… dai, fa piano… mi stai aprendo tutta. Mi spacchi la fica. Cazzo mi sembra di perdere adesso la verginità! Dai, fottimi… fottimi, toro meraviglioso! Dai, che hai trovato la tua puttanella; da oggi in poi, solo il tuo cazzo mi farà godere! Scopami fortissimo! Dai che …oddio: già vengo! Pazzesco! Mi fai già godere?»
Ho preso a pomparla con un ritmo molto sostenuto e lei ha iniziato a godere di continuo. Poi l’ho mesa di lato, le ho infilato la bestia da dietro e, mentre la chiavavo, con una mano, le massaggiavo il clitoride e con l’altra le torturavo i capezzoli. Ha avuto altri due orgasmi sconvolgenti.
«Vengo! Sei un meraviglioso stallone! Mi fai godere! Vengo! Ancora, non ti fermare che… oddio, già vengo?»
Ero anch’io molto contento. Da tempo non scopavo con una puttanella giovane; avevo della carne fresca e tenera, che si squagliava sotto i miei colpi, sempre più profondi e scomposti. La stavo devastando senza nessun riguardo. L’ho pompata ancora per diversi minuti e lei ha goduto di nuovo, poi, mi son scaricato dentro di lei, schizzando tutto il mio sperma in quella fica goduriosa.

«Piccola troietta, sto sborrando! Lo senti come te la farcisco? Senti il mio seme che ti inonda?»
Ha serrato le gambe dietro di me, mentre godeva ancora.
«Sì, ti sento! Oddio, che bello! Sei bollente! Dai, ancora, riempimi tutta! Schizzami dentro tutto il tuo seme. Vengo! Pazzesco! Non ho mai goduto così tanto in vita mia!»
Mi son svuotato, rimanendo abbracciati; poi il sonno ci ha sorpresi. Stranamente non abbiamo dormito molto. Poche ore dopo, mi son svegliato perché provavo un piacere immenso nel sentire la sua bocca succhiare il mio cazzo, che stava già diventando di nuovo duro. Ho aperto gli occhi e le ho sorriso.
«Buongiorno, adorabile puttanella! Sembri molto affamata, questa mattina!»
Lei si è sfilata il mio cazzo dalla bocca e mi ha sorriso.
«Buongiorno, magnifico stallone! Certo che sono affamata: ho a disposizione un bel cazzone come il tuo? Su, dammelo ancora. Scopami ancora forte. Lo vorrei anche nel culo, ma temo sia un po’ troppo grosso per il mio buchetto.»
Subito dopo è salita su di me e si è impalata sulla mia verga. Ha preso ad oscillare su e giù, iniziando ben presto a godere, ancora molto intensamente. Ha avuto due orgasmi in rapida successione, mentre io le impastavo i seni e le torturavo i capezzoli. Dopo il secondo orgasmo, l’ho messa di nuovo sotto di me. L’ho girata di lato e, sollevato una gamba, ho iniziato un po’ a scoparla da dietro, poi, quando il mio membro era ben lubrificato dai suoi stessi umori, mi son sfilato ed ho appoggiato la punta al suo culetto. Si è girata e.… mi ha pregato di far piano.
«Va bene, proviamoci! Però ti prego, fa piano!»
Ho iniziato a spingere lentamente, lasciando che i suoi muscoli anali si allentassero lentamente e, con un po’ di pazienza, le sono entrato per metà nel culo. Contemporaneamente la masturbavo davanti e questo ha, in qualche modo, alleviato il fastidio della mia intrusione.
«Piano, che mi spacchi! Sei enorme! Quando mi incula tuo figlio, non sento questa sensazione di pienezza! Però mi piace, spingi! Spingilo dentro! Tutto, fin in fondo! Oddio, mi squarti!»
Le sono arrivato tutto dentro. Poi ho cominciato a limare il tuo buchetto, facendo molta attenzione a non farle male e, ben presto, lei si è rilassata ed ha preso a godere anche con il culo.

«Fantastico, bellissimo, sconvolgente! Non ho mai goduto così tanto nel culo.»
Ho continuato a pomparla per parecchio tempo, facendo sì che lei venisse altre due volte, poi mi ha pregato di uscire, perché cominciava ad avvertire un certo dolore.
«Mi brucia un po’! Per favore, esci; mettimelo di nuovo davanti, che mi piaceva tantissimo. Non nascondo che mi è piaciuto tanto anche nel culo, ma sei troppo grosso!»
Ho ripreso a scoparla davanti e lei ha iniziato a godere ancora in continuazione. Poi l’ho fatta inginocchiare a pecora davanti a me e, mentre la tenevo per i fianchi, ho preso a chiavarla da dietro: lei ha urlato ancora di piacere.
«Mi stai sfondando. Sei un toro meraviglioso: mi hai trasformato in una vacca; sì, Lucio, sono la tua vacca, VENGO!»
Ero al limite anch’io, così le ho lasciato il tempo di godere ancora e poi mi son svuotato dentro di lei, schizzando in profondità tutta la mia crema. È stata una bella sborrata lunga e completa, che mi ha svuotato completamente. Dopo di che, abbiamo fatto una doccia veloce e siam tornati a casa; nessuno si era accorto della nostra assenza. Circa due settimane dopo, per le feste di Natale, è rientrato mio figlio. Li ho visti molto felici e contenti, e tra noi due nulla ha fatto immaginare quello che era successo. C’era stato come un tacito accordo, che entrambi abbiamo rispettato. Né una parola, né un gesto, hanno tradito il nostro comportamento, certamente riprovevole. Dopo un mese, a fine gennaio, mia nuora ci comunicò di esser incinta e che saremmo diventati nonni.
In un momento, eravamo soli e lei mi ha sorriso e ringraziato.
«Grazie, Lucio! Quella notte mi hai farcito a dovere! Ero nei giorni fecondi ed ero certa che mi avresti ingravidato, ma non mi son creata problemi, anzi ne sono stata più che contenta. Adesso, però, voglio ancora scopare con te in tutte le occasioni che ci capiteranno: d’accordo?»
Certo che ero d’accordo. Adesso capivo l’interesse di mio padre per Luigi e mia moglie. Bene eravamo pari e ne ero contentissimo.

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