Mi chiamo Paolo, ho 35 anni, sono di media statura, moro, occhi scuri, fisico ben curato e forgiato da anni di nuoto. Da sei, sono sposato con Silvia, mia coetanea, alta, mora, capelli ricci, occhi azzurri, bellissimi, fisico snello, ventre piatto, un gran bel seno di una quarta misura, bocca ampia e labbra carnose più che adatte a far pompini, cosa che adora, ed un culo da favola, alto, sodo, tondo, che culmina al di sopra di gambe lunghe e snelle.
Stiamo assieme da più di dieci anni: lei era reduce da due storie finite in quanto i suoi ex erano di un’assurda e pericolosa gelosia. Infatti a lei piace molto esibirsi, provocare, indossando spesso abiti succinti, privi di reggiseno e tacchi alti. Se per quelli questo suo abbigliarsi era motivo di farli impazzire di gelosia, a me, al contrario, provoca un’eccitazione da sballo e, essendo ben dotato, la scopo a bestia, con reciproca soddisfazione. A noi piace il sesso libero, fatto in modo che si possa sempre ricavare il massimo piacere da ogni situazione che viene a crearsi.
Una di queste si è presentata quasi per caso. Lo scorso giugno, dovevo recarmi per lavoro nel Montenegro. Avendo solo due giorni impegnati, ho chiesto a Silvia di accompagnarmi, così da prolungare il soggiorno per un’intera settimana, in modo da visitare quella terra da noi poco conosciuta, ma di cui avevamo sentito parlare molto bene.
La domenica sera siamo giunti a Podgorica, la capitale, ed abbiamo preso possesso di camera ed auto, messe a nostra disposizione. Il mattino successivo, mentre ero intento ad assolvere ai miei impegni di lavoro, Silvia ha fatto un bel giro per la città e, alla sera, mi ha raccontato che, pur non parlando il serbo, lingua ufficiale di quello stato, aveva preso atto che più di un maschio se la sarebbe scopata, in virtù del fatto che era andata in giro con indosso quasi nulla. Una mini troppo corta, sandali a zeppa e un top molto sottile, che a stento copriva seno e capezzoli, irti per l’emozione nel vedersi concupita. Quella rivelazione mi ha eccitato così tanto, da non potermi trattenere dal chiavarla all’istante.
Il mattino successivo, dal momento che sarei stato impegnato solo per un paio d’ore, lei ha approfittato per recarsi in un’agenzia turistica per assumere informazioni su cosa visitare. All’ora di pranzo, ci siamo ritrovati ed abbiamo concordato un programma di escursioni, da poter fare nei giorni a seguire.
Fra i vari itinerari suggeriti, abbiamo deciso per uno che consisteva nel percorrere una strada che sale in montagna, ed ammirare il panorama delle due valli sottostanti, fino a raggiungere la sommità, dove era ubicato un vecchio monastero.
Iniziamo la salita e ben presto restiamo attratti, ad ogni tornante, dalla bellezza mozzafiato del panorama, che, più si sale e più è impareggiabile. Ci fermiamo in alcune piazzole per immortalare quello spettacolo offerto dal posto ed io non perdo l’occasione di riprendere anche Silvia che, per l’occasione, indossa un leggero vestito estivo, con una gonna svolazzante e leggera, che le arriva appena alla coscia. La stoffa della parte superiore di quel vestito a mala pena copre i seni liberi, su cui spiccano, in tutta la loro pretenziosità, dei capezzoli duri, appuntiti, che invitano a farsi succhiare. Se a quanto descritto si aggiungono i suoi piedini nudi, ben curati ed offerti alla vista da sandali a zeppa, in modo da stimolare l’istinto feticista che alberga in ciascun maschio, oltre al suo culo stupendo e ben definito da quella mise, il quadro è davvero completo. Noto che Silvia si sente eccitata da quel nostro gioco e, alla terza foto, mi tira contro il perizoma che si è sfilato di sottecchi; è fradicio dei suoi umori vaginali, indice di una crescente eccitazione che sicuramente dovrà, in qualche modo, esser sfogata.
Un tornante dopo l’altro, arriviamo alla sommità della montagna. Ci fermiamo davanti una piccola edicola con una madonnina: lo spettacolo che ci si presenta, ci lascia senza parole per la bellezza che offre. Mi giro e vedo che, a poca distanza da noi, dopo un vasto prato verde, c’è la costruzione di un antico convento, posto a ridosso di un costone roccioso. Di lato, un boschetto di querce offe frescura; ci avviciniamo, avendo notato una fontanella vicino ad una quercia, che sembra secolare. Sul prato, ci sono dei ragazzi vestiti con sai da monaci, che giocano a pallone. Il nostro arrivo suscita il loro interesse e, quando siamo in prossimità della fontanella, troviamo sedute su di una delle due panchine due persone, anch’esse vestita da monaci.
Sembrano aver più anni di tutti noi. Uno ha i capelli bianchi e l’altro è calvo. Silvia vede la fonte, mi informa che vorrebbe dissetarsi, ma non sa se l’acqua è potabile. Il monaco con i capelli bianchi si gira, sorride e poi le risponde:
«Le assicuro che non solo è potabile, ma è anche bella fresca! Come vede sgorga direttamente dal cuore della montagna!»
Ci mettiamo a ridere, stupiti di sentir parlare la nostra lingua. Mi avvicino a loro, mentre lei, per bere, si piega, mostrando le cosce in tutta la loro sensualità. La cosa ha suscitato l’interesse di alcuni dei ragazzi, che si avvicinano a loro volta, con il pretesto di bere, mentre, in realtà, osservano più da vicino mia moglie, che, guarda caso, non fa nulla per sottrarsi a quegli sguardi, cosi bramosi. Il frate si presenta: dice che si chiama Petar e parla la nostra lingua perché, essendo francescano, ha studiato nel nostro paese. L’altro si chiama Milian. Chiedo chi siano i giovani che giocano sul prato e lui mi dice che sono dei seminaristi all’ultimo anno del corrispondente liceo, diciottenni, o poco più; insomma pronti per il diploma. Ho notato che spesso si voltavano, più che altro distratti dalla presenza di mia moglie che, nei suoi 35 anni, è pur bella soda, con un paio di cosce appena coperte da un vestito leggero, una bocca carnosa e uno sguardo da cagna; chiaramente rappresentava una tentazione troppo forte per esser ignorata. Lei, poi, seduta sulla vasca in pietra della fonte, si faceva vento usando la gonna che, sollevata, mostrava a tutti che, sotto, era nuda. Era palpabile la loro eccitazione dalle tonache gonfie sul davanti. Lei, ormai decisa a divertirsi con quei giovani stalloni, in piena tempesta ormonale, ha cominciato ad aprire e chiudere le cosce, ritmicamente. Mi son reso conto che il gioco si stava rendendo molto interessante per tutti. Era chiaro che voleva provocarli, ma voleva solo limitarsi a questo o sperava di farsi scopare da qualcuno di quei ragazzi, che adesso stavano letteralmente impazzendo? Dopo essersi scambiati una occhiata fra loro, Petar e Milian si son girati verso di me, che li ho fissati negli occhi e, fra di noi, ci siam detti tutto, mentre osservavamo il comportamento sempre più provocatorio di mia moglie. A tutti e tre è stato chiaro che la troia li voleva, ma… li avrebbe soddisfatti tutti e dieci, compresi i due frati seduti con me sulla panchina? Milian ci ha inviato a far un giro dentro il convento, giusto per farcelo visitare. Dopo aver attraversato il chiostro, tra l’altro bellissimo, siamo entrati in una sala grande, dove erano accumulati vari paramenti, stoffe, anche di un certo pregio, una sull’altra per terra. La sala era piuttosto buia, nell’ombra il viso di Silvia sembrava quello di una diavolessa, rossa in viso, accesa dal desiderio di vedere quei giovani intorno a lei, ansiosi di possederla. Leggeva, nei loro occhi, l’oscena voglia di riempirla dappertutto del loro seme. Avvertiva il loro ansimare, che si confondeva col suo. Petar mi ha dato un’altra occhiata e poi ha messo un braccio attorno al corpo di mia moglie.
«Questi ragazzi sono ad un punto del loro cammino di formazione spirituale, che è necessario comprendere in cosa consista il peccato, e tu mi sembri la persona giusta per farglielo capire: credi di esser abbastanza libidinosa da reggere il loro vigore di giovani maschi? Dico questo perché, dopo che io e Milian ti avremo scopato, ti daremo in pasto ad essi tutti, affinché pecchino per poi espiare le colpe, imparando cosa si prova nel peccato.
Sarà una bella esperienza per loro, ma sicuramente anche per te. Però, se pensi di non esser in grado di reggere questi dieci giovani maschi, a cui si aggiungeranno altri quattro che ora sono in cucina, allora puoi sempre tirarti indietro e nessuno ti dara fastidio; ti lasceremo andare senza aver nulla da rimproverarti. In tutto saremo sedici maschi, che ti avranno fin quando non saranno sazi e spremuti fino all’ultima goccia, quindi, pensaci bene, perché dopo non avremo nessun riguardo per te!»
Per un attimo, ho temuto per mia moglie. In passato, avevamo fatto una gang con tre o, al massimo, quattro maschi, ma qui erano esattamente quattro volte di più. Lei ha fatto un sorrisetto malizioso e poi si è leccate le labbra, lentamente, mentre mi ha chiesto di sfilarle il vestito.
«Spogliami, che adesso insegno a questi giovani cosa significa peccare!»
In un attimo era nuda dinanzi a quei giovani, messi in cerchio intorno a lei, che l’ammiravano. I suoi seni gonfi e turgidi, le sue cosce calde e lisce, il suo monte di Venere coperto da una peluria nerissima e il suo bellissimo culo sporgente, riempivano gli occhi dei seminaristi, che percorrevano quelle curve con uno sguardo avido e lascivo. Mi son seduto su una poltrona lì vicino ed ho fatto un cenno a Petar, che si era spogliato, imitato dalla maggior parte dei ragazzi. Era un uomo sulla cinquantina, ma forte, alto e ben messo fra le gambe, con una verga di notevole spessore, anche se non troppa lunga. Ha cominciato a carezzarle seni e capezzoli, che si son subito induriti al tocco.
Ha baciato in bocca mia moglie, limonando a lungo con lei, mentre con le mani le strizzava i seni. L’ha accarezzata piano, lungo le curve dei fianchi, mentre lei mi guardava con uno sguardo da cagna in calore. Il mio pene era già duro e me lo tenevo tra le mani, ma non mi segavo ancora. Intanto Milian si è messo dietro e, nudo pure lui, le strusciava il cazzo nel solco delle natiche; lei ha preso a gemere, mentre i ragazzi tutti, o quasi, ben messi, si accarezzavano i cazzi e guardavano in silenzio la scena altamente erotica.
«Sì, bastardi datemi i vostri cazzi, che ve li spremo io! Adesso vi farò peccare molto e dovrete pregare tantissimo, per ripulire le vostre anime, dopo avermi chiavato! Datemi i vostri cazzi! Li voglio!»
Petar l’ha fatta distendere a terra sul mucchio di stoffe ed ha preso a leccarla, mentre l’altro le ha infilato il suo randello in bocca. Ha detto qualcosa nella loro lingua, ma era chiaro che si gustava il lavoretto di bocca a cui Silvia lo stava sottoponendo. Ho visto che lei ha avuto un primo orgasmo, che ha mugolato a bocca piena, per poi farsi subito possedere da Petar, il quale le ha spalancato le cosce e l’ha penetrata senza riguardi. Il suo membro, durissimo, è entrato a fondo, fino alle palle, stantuffandola con ferocia animalesca.
«Vacca, ti sfondo tutta! Adesso ti apro in due, poi ci divertiremo a sfondarti ogni buco!»
Ho visto il suo cazzo entrare ed uscire rilucente degli umori suoi e di mia moglie, che ansimava, si contorceva e gemeva dal piacere.
«Sì, porco, sfondami! Fammelo sentire tutto dentro! Vedrai come li faccio peccare i tuoi angioletti!»
Mentre lui la pompava con vigore, Milian si è fatto succhiare il cazzo che era più lungo di quello che la scopava, per poi dire una frase che ovviamente non ho capito; un attimo dopo, ho intuito quale fosse il senso delle sue parole. Milian si è disteso supino e Petar ha fatto sistemare mia moglie sopra di lui, ben impalata sul suo cazzo e, appena le è entrato bene in corpo, l’ha fatta spalmare su Milian per poi posizionarsi dietro di lei: era ovvio che ora
l’avrebbero sottoposta ad una doppia fica/culo.
Il tempo di sputare sul buco del culo di Silvia e poi, con una spinta vigorosa le è penetrato nel culo! Lei ha emesso un gemito, subito soffocato dal cazzo di uno dei giovani, che si è unito al gioco, infilandole la propria verga in bocca.
«Ehi, piano! Me lo spacchi tutto, però mi piace: cerca di far piano, bastardo!»
Lui ha fatto un ghigno quasi sadico, prima di replicare alle sue parole.
«Zitta, troia! Hai il culo cosi aperto, che sembra di averti preso davanti! Ma puoi star tranquilla, che te lo slargheremo tutto!»
Ha preso a pomparla con forza, mentre Silvia intanto riceveva in gola la prima razione di sborra dal giovane che, evidentemente, troppo eccitato, non aveva retto il gioco. Lei ha avuto un orgasmo, che non ha potuto urlare, perché il cazzo appena sborrato era stato sostituito da un altro. Ho visto però il suo corpo tendersi e godere, in quanto scosso dal piacere; poi è stata la volta di Petar, che le ha farcito il culo, con un grido rauco.
«Eccomi, vacca! Ti inondo il culo, cosi gli altri ci scivoleranno meglio e tu ne godrai di più!»
Le ha dato dei colpi violenti ad ogni schizzata e poi si è sfilato. Milian, allora, ha preso a sbatterla con più vigore, fin quando anche lui le è venuto dentro. Una volta finito, lo ha estratto afflosciato, ma soddisfatto. Un rivolo di crema bianca è sgorgato fuori dalla fica slabbrata di mia moglie. È stato solo un attimo, perché un altro cazzo l’ha penetrata immediatamente. Poi si è girato trascinandola con sé, offrendo il culo a chi lo voleva e subito si è scatenata la ressa per accaparrarselo, ma Milian, con un ordine secco, li ha richiamati all’ordine. Cosi a gruppi di tre, hanno perso a fotterla contemporaneamente. Lei ha iniziato a godere in continuazione, senza soluzione di continuità, e li esortava a scoparla più forte.
«Coraggio, angioletti, fatemi godere! Datemi i vostri cazzi! Vi spremerò come limoni, ma fatemi godere!»
L’hanno posseduta in doppia, tripla e poi uno dei giovani, dopo che tutti erano già venuti anche più di una volta, si è sdraiato supino e, seguendo le indicazioni di Milian, le ha messo il cazzo in fica con lei girata di schiena, a gambe aperte. Un altro si è inginocchiato e l’ha penetrata a sua volta. Per un attimo pensavo fosse una normale doppia fica/culo, ma il grido di Silvia mi ha tolto ogni dubbio: le erano entrati in due, davanti!
«Bastardi! Vi piace sfondarmi tutta, vero? Allora fatemi godere ancora di più! Ancora più forte!»
In breve si è fatta un altro giro con due cazzi nella fica, che l’hanno devastata e riempita di sborra. Ero convinto che fossimo alla fine, ma invece, dopo che i giovani erano sazi e svuotati fino all’ultima goccia, si son fatti di nuovo avanti Milian ed il giovane che, per primo, le era venuto in bocca. Questa volta è stato Milian a mettersi supino ed inculare Silvia, poi, tenendole le gambe aperte ed alte, ha fatto sì che anche il giovane le entrasse nel culo assieme all’altro.
«Tieni, cagna! Adesso sei davvero sfondata!»
Le ha urlato Petar. Con immenso stupore ho visto Silvia sorridergli e poi incitarli a fare di meglio.
«Tutto qui, porci? Pensavo che ne avrei avuto di meglio!»
Lui ha fatto un ghigno e poi Milian le ha rotto il culo, a colpi di cazzo fin quando ho visto il corpo tendersi e scaricare nel retto di mia moglie, ormai più che sfondato, ingenti schizzi di crema, che è debordata fuori. Entrambi le son venuti nel culo, riempiendo il suo intestino. Tutti gli altri poi, a giro, le hanno anche schizzato addosso, finché si son svuotati tutti, stremati di ogni energia.
Allora mi son avvicinato e l’ho vista abbandonata, distrutta; aveva la bocca ancora piena del loro seme, giovane e caldo, le cosce erano imbrattate, i peli della fica brillavano di sborra, i seni coperti da schizzi bianchi e densi. Lei mi ha sorriso, poi ha sollevato la mano ed ha afferrato anche il mio cazzo durissimo. Lo ha portato alla bocca e, dopo averlo succhiato con forza e segato a lungo, mi ha fatto sborrare sul suo viso. Le ho schizzato addosso una enorme quantità di sborra, pensando a quanto si era dimostrata troia la mia giovane mogliettina, a quanto aveva fatto godere quei giovani che la guardavano ancora ammaliati dalla sua immensa libidine. Anche Petar si è avvicinato e, segandosi, le ha spruzzato addosso ancora un po’ di sborra, benedicendola.
«Brava, troia! Con questi schizzi, ti purifico dei tuoi peccati da puttana che ha indotto questi giovani al peccato; adesso dovranno espiare le loro colpe, sempre con il ricordo della tua smodata lussuria!»
Ho visto un sorriso di compiacimento sul volto del monaco, mentre le schizzava addosso le ultime gocce. Poi Milian le ha dato una mano a rialzarsi e l’ha accompagnata a darsi una ripulita.
Malferma sulle gambe si è appoggiata a me e siamo ritornati alla nostra auto. Sulla via del ritorno le ho chiesto se si era divertita. Lei mi ha sorriso e mi ha detto, con un fil di voce, una cosa che mi ha fatto sorridere.
«Non ho mai goduto tanto in vita mia! Dovremmo farli più spesso questi pellegrinaggi!»
Poi si è girata e si è addormentata stremata.
Io ho pensato che, forse, in fondo, aveva ragione.