Mi chiamo Giulia, ho 27 anni e sono una bella ragazza, dal fisico ben modellato da anni di danza classica. Sono esile, alta, capelli neri e lunghi fin oltre le spalle, occhi scuri, il seno di una seconda piena con dei capezzoli piccolissimi. Il culetto è ben tondo e sodo, posto al culmine di gambe dritte ed affusolate. Vivo e lavoro come impiegata nella biblioteca comunale multimediale della città, dove ho completato gli studi di scienza della comunicazione. Sono abbastanza lontana da casa e vivo qui perché, durante gli studi, ero fidanzata con un ragazzo che non piaceva ai miei genitori, in quanto lo ritenevano il classico figlio di papà viziato, che avesse fatto soldi in modo un po’ equivoco. In disaccordo con i miei genitori, ho preferito trovarmi un lavoro e restare qui, per non riconoscere con loro che, in fondo, potevano anche aver ragione. Per questo mio padre non mi rivolge la parola da più di tre anni. Anche la mamma si fa sentire poco, mentre l’unico con cui, ogni tanto mi sento al cellullare, è Luca mio fratello. Da poco è stato assunto in un centro informatico con la funzione di tecnico riparatore, essendo lui da sempre affascinato dal mondo dei computer e dell’informatica. È un mago anche con un semplice smartphone, quindi con un pc fa miracoli. Non lo vedo da tempo e me lo ricordo molto impegnato in uno sport molto duro, come il karate. Una sera, dopo le solite due ore di danza classica, mentre mi accingevo a tornare al mio appartamento, la mia vettura mi ha lasciato a piedi. Non vi è stato nulla da fare, il motore non ha voluto in nessun modo avviarsi e così sono stata costretta a prendere un taxi. Il giorno successivo, ho chiamato un carro attrezzi e sono andata a recuperare la mia vettura; quando il meccanico ha aperto il cofano ha potuto constatare che il motore era andato, perché non ero stata attenta a far la necessaria manutenzione. Praticamente ci voleva un motore nuovo, una spesa esagerata! Ero un attimo indecisa sul da farsi. La vettura è usata, ma in ottime condizioni, ne sto ancora pagando le rate e non mi potevo certo permettermi una spesa cosi eccessiva. Il meccanico mi ha suggerito di prendere un motore rigenerato, che avrebbe avuto un costo inferiore a quello nuovo, ma, in ogni caso, era una cifra tale che non ero in grado di sostenere. Avevo bisogno di soldi! La sera a casa, seduta sul divano, stavo sfogliando il giornale, cercando negli annunci qualche soluzione, quando una cosa ha attirato la mia attenzione.
“Cercansi modelle o modelli per catalogo di biancheria intima. Gli aspiranti devono esser giovani ed in forma. È richiesta una certa disinvoltura nel mostrarsi poco vestiti o addirittura nudi. Offresi compenso adeguato a fine servizio.”
Per un attimo ho avuto un sorriso sarcastico, pensando trattarsi di una bufala, ma poi la curiosità ha avuto la meglio su di me. Ho chiamato il numero indicato e, dopo aver risposto ad alcune domande, ho fissato un appuntamento per il sabato successivo per un colloquio ed eventuale lavoro, che, ha dire della persona con cui parlavo, era davvero semplice e ben remunerato. Era musica per le mie orecchie. Il giorno prescelto ho raccolto i miei capelli in uno chignon, perché faceva già abbastanza caldo. Ho indossato una gonna non troppo lunga, ma facile da togliere, in previsione del fatto che, per indossare della biancheria intima, mi sarei dovuta spogliare; sopra misi una maglietta semplice e, ai piedi, dei sandali dal tacco medio, legati alla caviglia con un cintino. Con un taxi, sono andata all’indirizzo che mi era stato fornito. Mi son trovata nei pressi di una palazzina di tre piani, ho cercato il nome sul campanello ed ho suonato. Alla risposta, una voce maschile mi ha detto: terzo piano. Esco dall’ascensore e vedo un uomo alto, molto distinto, che mi ha fatto cenno di entrare. Appena dentro mi son ritrovata in un appartamento trasformato in uno studio e, subito, lui si è presentato.
«Piacere sono Paolo.»
Ho notato che mi ha rivolto una bella occhiata e si è compiaciuto di quello che vedeva. Mi ha fatto accomodare in quello che doveva esser il suo ufficio e sedere davanti ad una scrivania sul cui lato opposto c’era lui che ha iniziato a far domande.
«Perché le interessa questo lavoro?»
L’ho guardato e l’ho anche trovato un tipo interessante. Ho cercato di esser abbastanza tranquilla.
«Ho bisogno di soldi. Devo sostenere una spesa esosa ed ho bisogno di soldi.»
Mi ha fissato intensamente.
«L’annuncio precisava di esser muniti di una certa disinvoltura nel mostrarsi poco vestiti o addirittura nudi. Come si sente a doversi spogliare davanti ad una fotocamera?»
L’ho guardato nutrendo qualche perplessità su ciò che mi aveva appena chiesto.
«Non voglio credere che saranno foto porno?»
Lui mi è sembrato a disagio.
«No, no, non è così! Ma, in parte, implica la nudità. Più di un po’. Abbiamo linee da reclamizzare che sono destinate alla vendita nei sexy shop e saranno fatte foto con modelli, sia femminili che maschili.»
Ero ancora più curiosa adesso. L’ho guardato e, a mia volta, gli ho rivolto una domanda ben precisa.
«In ogni caso non dovrò far sesso? Voglio dire che, anche se ci saranno dei modelli maschili, io non ci devo avere dei rapporti sessuali?»
Lui ha risposto con un tono molto conciliante.
«No, questo no. Ma ci saranno una serie di posizioni sessuali particolari e avremo bisogno di foto per ciascuna di quelle posizioni. Per questo non volgiamo attori professionisti, ma gente normale, che risulta molto più naturale e spontanea, anche in un eventuale condizione di imbarazzo.»
Ero davvero stupita. Un misto di curiosità ed imbarazzo mi faceva pensare che, forse, sarebbe stato meglio andarsene, ma il fatto di dove riprendere un taxi, mi ha riportato al vero motivo per cui ero lì.
«Posizioni sessuali? È molto più di una certa disinvoltura nel mostrarsi nudi. Non credo di esser interessata nel lasciare che uno mi ficchi il suo pene dentro, in modo da poter meglio illustrare una certa comodità o bellezza della lingerie da reclamizzare. Su questo vorrei maggiori certezze!»
Paolo ha alzato le mani.
«No, non fraintendermi. La maggior parte di questi scatti non deve mostrare nulla di così dettagliato. Sono le posizioni dei due corpi che contano. Non c’è assoluto bisogno di mostrare effettivamente la penetrazione. Al massimo lo potrai avvertire appoggiato addosso, ma possiamo usare sia un modello o qualcosa di finto.»
Gli ho fatto solo un’altra domanda, prima di decidere se accettare o meno.
«Presumo che tu sia il modello maschile per queste immagini.»
Lui è rimasto un attimo spiazzato dalla mia domanda. Ha reagito d’istinto.
«Purtroppo no! Voglio dire che mi piacerebbe, eccome, posare con te. Ma c’è un altro uomo. In questo momento sta in un’altra stanza a colloquio con la mia socia.»
Ero indecisa, ma sempre meno convinta della bontà della cosa; mi sembrava tutto alquanto assurdo, ma mi servono i soldi e quindi ho chiesto informazioni sul compenso.
«Mi sembra un po’ pazzesco quello che sto per fare, ma, dimmi, che compenso mi spetterebbe se accettassi?»
«Se accetti e se ci permetti di usare le immagini del tuo corpo liberamente, su tutti i mercati mondiali, il compenso sale moltissimo. Diciamo fra i 3.000 e i 5.000. Se poi accettassi anche qualche situazione un po’ più erotica, allora potresti arrivare ai 10.000 tranquillamente. Come vedi dipende da te. Aggiungo che oggi ci occupiamo del casting, ma il servizio sarà fatto in un altro luogo: una villa immersa nel verde in cima ad una collina, con intorno un parco immenso e assolutamente discreta.»
L’ho guardato e ho notato che lui sembrava abbastanza interessato alla mia figura; mi ha osservato con estrema attenzione e poi ha aggiunto una ulteriore domanda a quelle finora fatte.
«Hai un bel fisico, molto snello e ben proporzionato; sicuramente fai dello sport per mantenerti così in forma, ma vorrei sapere se hai cicatrici, tatuaggi, piercing o peli sul corpo.»
Gli ho risposto che ero una ballerina di danza classica e non avevo nulla di quello che lui mi aveva chiesto. Lui ha fatto un sorriso molto compiaciuto. Non ha aggiunto altro, si è alzato in piedi e ho notato che aveva un bel pacco gonfio. Ha aggiunto, mentre mi congedava, che mi avrebbe chiamata in settimana per dirmi se e quando si sarebbe proceduto al servizio fotografico. Sono uscita e, mentre andavo a casa, ripensavo a tutta questa storia che mi sembrava davvero insolita. Il giovedì mi chiama una voce femminile.
«Ciao, sono Nadia, la socia di Paolo, ti volevo chiedere se eri interessata al sevizio fotografico, perché abbiamo trovato la tua controparte maschile e, se non hai cambiato idea, sabato mattina vorremmo iniziare. Ti mando l’indirizzo del luogo dove faremo il servizio fotografico.»
Confermo la mia disponibilità ed aggiungo solo che non ho un mezzo per raggiungere il posto del sevizio. Lei resta un attimo in silenzio, poi mi dice che ci vedremo davanti all’edificio dove ho fatto il colloquio. Il sabato arrivo puntuale sul luogo dell’incontro e trovo ad aspettarmi Paolo. Mi sorride e poi mi invita a salire in auto, per raggiungere il luogo designato. Durante il viaggio iniziammo a parlare.
«Apprezziamo molto che tu faccia da modella per noi, Giulia. Sapessi quanto è difficile trovare la persona giusta, con il look giusto e questo è un compito difficile per qualsiasi modella. Sei davvero molto bella. Penso che abbiamo trovato anche il maschio perfetto per il servizio. È davvero un bravo ragazzo, come prima cosa ed è davvero un fusto, con un bel viso. Son sicuro che voi due andrete d’accordo. Sembra molto professionale anche se, come te, non è un modello professionista. Ci sta aspettando in villa con la mia socia.»
Dopo una mezzora di viaggio, siamo entrati in un cancello che si è richiuso dietro di noi e, percorso un lungo viale in salita, siamo giunti davanti ad una villa in stile moderno. Scesi, siamo entrati ed ho visto una donna e un maschio, girato di spalle, che parlavano al centro di un magnifico salone. La stanza era piena di attrezzatura fotografica: luci, cavalletti, ombrelli e cavi dappertutto e due persone intente a sistemare ogni cosa. Loro parlavano e, quando si son girati, son rimasta basita. Nadia si sposta e mi presenta il modello che altri non è che Luca, mio fratello.
«Tu devi esser Giulia.»
Mentre parla, noi due ci guardiamo restando a bocca aperta. Il primo a rompere il silenzio è Paolo.
«Questo è Luca: ma…voi due vi conoscete?!»
«Oh cavolo!»
Ho esclamato mentre Luca ha sorriso e risposto a Paolo.
«Sì, immagino che tu possa dire che ci conosciamo. Paolo, Nadia, vorrei presentarvi mia sorella Giulia.»
C’è stato un silenzio infinito nella stanza, mentre tutti gli occupanti pensavano all’incredibile scherzo del destino. Luca è venuto verso di me, che ancora ero sbalordita ed a bocca aperta.
«Ciao, Giulia Non avrei mai pensato di vederti qui. Stai bene? Sembri un po’ pallida. Sono un po’ sorpreso che tu abbia accettato di fare questo lavoro.»
Mentre io lo guardavo ancora stupita, la voce di Nadia risuonò dietro di noi.
«Merda! Ho noleggiato tutta questa roba per fare le foto oggi. Stavamo per provare a realizzare tutto in un giorno. Questo imprevisto ci costerà un sacco!»
Luca ha appoggiato la mano sulla spalla di Nadia.
«Lascia che ti dia un suggerimento: non è che io e Giulia non ci siamo mai visti nudi. Voglio dire, siamo cresciuti insieme in una casa con un solo bagno. E hai detto che non ci son rapporti reali nelle riprese, giusto? Cosa ne pensi, Giulia? Pensi di poter fare delle foto, anche se con me?»
Nadia si è girata verso di me e mi ha guardato in attesa della mia risposta. Ho guardato Luca e ho ripensato agli anni trascorsi insieme. I nostri genitori erano sempre molto impegnati nel lavoro a far carriera e noi eravamo cresciuti aiutandoci a vicenda. Ho ripensato a come Luca mi avesse “protetta” dai ragazzi, soprattutto durante il liceo. Era stato bravo, così bravo che in realtà ero vergine quando mi ero fidanzata con quel poco di buono che, dopo avermi sverginata e goduta un po’, mi aveva lasciata per una puttanella da quattro soldi. Dopo quella storia finita male, Luca era scomparso già da diversi mesi e, da allora, avevo ricevuto da lui solo poche telefonate. In questo momento ero felice di vederlo. Gli ho sorriso e, finalmente, sono riuscita a riprendermi dallo stupore.
«Cosa diavolo stai facendo? Perché hai accettato di posare per foto come queste? Pensavo che stessi facendo un sacco di soldi con quel lavoro da tecnico?»
Luca ha ricambiato il sorriso e mi ha risposto.
«In realtà, li sto facendo. La mia era solo curiosità. Ho pensato che sarebbe stato interessante far qualcosa del genere. Ho anche pensato che avrei potuto incontrare una ragazza e vederla nuda senza tutto le paranoie del corteggiamento.»
Paolo ha preso in mano la situazione.
«Ok, ragazzi, mi fa piacere che vi siate ritrovati, ma non abbiamo risolto questo problema. Abbiamo noleggiato tutta questa attrezzatura, quindi, ovviamente, vorremmo procedere. Giulia non hai risposto alla domanda di Nadia. Ti va di procedere oltre?»
Ho guardato sia lui che lei, e poi Luca.
«Immagino che non potrei esser più al sicuro. E come ha detto lui; ci siamo visti nudi più di una volta. Credo che possiamo fare un tentativo.»
La tensione nella stanza è svanita di colpo. Piuttosto che lasciarci riflettere ulteriormente, Paolo e Nadia iniziato ad informarci sull’ordine in cui sarebbero state scattate le fotografie, per quanto tempo avrebbero dovuto esser mantenute alcune pose e altre informazioni che rendevano la sessione impersonale. Alla fine, però, è arrivato il momento in cui abbiamo dovuto metterci nudi per iniziare. Paolo si è avvicinato ad entrambi e ci ha invitati a spogliarci.
«Non abbiamo uno spogliatoio vero e proprio, ma dato che le pose son tutte nude, non sembrava importante. Inoltre dobbiamo attendere che i vostri corpi si liberino dai segni impressi da indumenti, tipo spalline del reggiseno, elastico della biancheria intima, insomma quel genere di cose. In genere i due protagonisti che si conoscono al momento, hanno bisogno di socializzare, ma voi trovate un modo per perder un po’ di tempo, mentre io e Nadia prepariamo l’attrezzatura.»
Ho guardato mio fratello e mi son messa a ridere.
«Ricordi l’ultima volta che ci siamo visti nudi?»
Lui mi ha guardato e si è messo ridere a sua volta.
«Fu la sera che dovevi uscire con quel borioso di Michele. Mi stava così antipatico che ho fatto di tutto per farti arrivar tardi.»
Lo guardo e ricordo perfettamente che, alla fine, esasperata dal fatto che lui teneva occupato il bagno, continuando a far la doccia, per farmi andare in ritardo, alla fine ero entrata passando direttamente dalla finestra che, dalla terrazza, immette nel bagno. Sono rimasta stupita, quando, appena scavalcata la finestra, ho notato che mio fratello si stava masturbando allegramente. Non si aspettava la mia irruzione da quel lato e così, quando si è girato, ho potuto notare la sua consistente dotazione. Ne avevo già visti di cazzi, ma, il suo era veramente qualcosa di spettacolare! Lungo, grosso, perfettamente cilindrico e teso, con in cima una punta a forma di albicocca.
«Mi ricordo che ti eri così incazzato, perché ti avevo interrotto! Te lo stavi menando alla grande!»
Luca mi guarda ridere e anche se adesso è davanti a me, vedo quel mostro a riposo, ricordo che, in quel momento, ero rimasta veramente stupita, ma, soprattutto, affascinata.
«Ricordo di aver pensato ad un cavallo, quando ho visto il tuo…È stato molto interessante. Era la prima volta che vedevo qualcosa di così abbondante!»
Luca ride ancora, mentre noto che un po’ si sta eccitando.
«Però mi sembra di ricordare che neanche tu ti sei fatta tanti scrupoli a togliere l’accappatoio ed infilarti nuda dentro la doccia. Ricordo d’esser rimasto sorpreso nell’appurare che ti… eri rasata… laggiù.»
Restiamo entrambi in silenzio a rammentare quei momenti. Ricordo che per tutta la serata, insieme a quel ragazzo, non ha fatto altro che pensare a ciò che avevo visto nel bagno: il membro di mio fratello. I nostri pensieri vengono distratti dalla voce di Nadia, che ci invita a prepararci. Iniziamo così una serie di fotografie, incentrate su due cose in particolare: mentre io son nuda, lui indossa della biancheria intima maschile e la mia presenza è tesa al solo accentuare la sua possente erezione, posta in evidenza dalla biancheria indossata. Poi avviene il contrario. Quando la indosso io, lui è nudo e il suo membro è sempre in prossimità del mio corpo. A volte tocca il tessuto dell’intimo che indosso e questo, alla fine, mi costringe ad andare più volte in bagno per rinfrescarmi, perché tutto questo continuo strusciarsi di corpi, del suo membro eretto appoggiato su di me, mi procura una forte eccitazione. Anche lui non è da meno: il suo cazzo è rimasto in tiro in continuazione. Lavoriamo alacremente per circa quattro ore. Durante la pausa pranzo, restiamo nudi, con indosso solo due semplici kimono. Consumiamo un pasto veloce (dei sandwiches) e poi si riprende il lavoro. Paolo è entusiasta della nostra performance.
«Ragazzi, siete fantastici! Avete una disinvoltura davanti alla fotocamera, che colpisce per la sua naturalezza. Sembra quasi che abbiate fatto questo lavoro da sempre. Magnifici!»
Riprendiamo il lavoro e le scene diventano sempre più bollenti. Alcune volte mi sono trovata con la faccia quasi a contatto con la punta del suo membro ed ho sentito la mia lumachina schiumare. Alla fine, dopo circa altre quattro ore di lavoro, Nadia dice che è soddisfatta.
«Ok, ragazzi, basta così! Siete veramente stati fantastici! Il materiale che abbiamo realizzato è già qualcosa di veramente fantastico. Paolo, durante la pausa pranzo, ha inviato qualche scatto al nostro committente, che si è già complimentato con voi! Sono veramente contenta ed entusiasta.»
Un applauso da parte del personale che ha contribuito alla realizzazione del servizio, riempie il silenzio del luogo. Poi, mentre mi rivesto, Nadia, si avvicina e mi guarda dritto negli occhi.
«Giulia, sei stata meravigliosa! Credimi, ho avuto molte modelle, ma tu sei stata la migliore in assoluto, la più importante che abbia mai avuto davanti. Sono autorizzata a dirti che il committente ha deciso che tutta la biancheria intima e le scarpe che hai indossato per il servizio sono tue, te le sei meritate, come premio per il tuo comportamento così naturale, davanti alla fotocamera.»
Nel dirmi questo, mi consegna una busta con dentro un assegno da €5000. La guardo stupita e lei ribadisce che i soldi sono assolutamente meritati e tutte le cose che mi dona in più sono un premio che, in qualche modo, gratificano l’impegno profuso. Mi parla con il viso a pochi centimetri dal mio e poi mi dà un bacio sfiorandomi le labbra. Mi guarda per un attimo, in attesa di una qualche mia reazione. Le sorrido e lei mi bacia di nuovo e, questa volta, in maniera più intensa e profonda. Le nostre lingue impazziscono, mentre lei mi stringe con forza a sé. Quando ci stacchiamo lei sorride, i suoi occhi brillano di gioia.
«Scusami, ma non ho saputo resistere alla tentazione di baciarti. È tutto il giorno che ti ammiro nuda e, forse ti sembrerà strano, ma mi sono eccitata moltissimo. Spero che, dopo questo servizio, avremo la possibilità, in qualche modo, di prendere un caffè o un drink insieme.»
Sono un po’ sbalordita, ma contenta. Ci raggiunge Luca, insieme a Paolo e gli chiedo di caricare le scatole contenenti biancheria intima e scarpe che mi è stata donata, ma Luca interviene e dice a Paolo di non preoccuparsi che mi accompagna lui a casa. Salutiamo i nostri amici e, saliti in auto, ci avviamo verso casa mia. Per un momento restiamo entrambi in silenzio, anche se, dentro di me, avverto uno strano languore. Sono stata eccitata per tutto il giorno, nel trovarmi davanti alla faccia quello splendido membro di mio fratello. Anche se è mio fratello, io son sempre una donna e son convinta che anche a lui abbia fatto un certo effetto avermi nuda fra le sue mani.
«Che ne dici se, dopo che abbiamo lasciato la roba a casa mia, andassimo a cena in un piccolo ristorante lì vicino, che so quanto si mangia bene. Sai, oggi, il pranzo non è che mi abbia soddisfatto.»
Luca mi guarda, io annuisco, e lui aggiunge un ulteriore dettaglio.
«Accetto a due condizioni: la prima è che sia io a pagare; la seconda è che mi permetti prima di fare una doccia e di restare a dormire a casa tua, perché, dopo questa lunga giornata, non ho nessuna intenzione di far un’ora di strada per tornare a casa mia.»
Ho un brivido nel sentir le sue parole: accetto senza alcuna esitazione. Arrivati in casa, lo invito ad andare a far la doccia per primo.
«Mentre io metto a posto tutta questa roba, tu fa pure la doccia, che poi la faccio anch’io.»
Si spoglia nudo e sento ancora il brivido di piacere che si rinnova nella mia mente nel vedere il suo corpo splendidamente scolpito. Sistemo la biancheria intima che mi è stata regalata e noto che, almeno quattro capi dovranno esser lavati, perché è evidente che, mentre li indossavo, dovevo essermi eccitata così tanto, da sporcarli. Esce dalla doccia, con solo un asciugamano legato alla vita, sotto cui si nota la sua erezione. Fingo di ignorarla e, dopo essermi spogliata nuda, senza guardarlo in faccia, faccio una rapida doccia e, quando esco, lui è quasi pronto. Indosso una gonna bianca, abbastanza corta, sandali col tacco alto e, come intimo, un perizoma bianco con sopra un reggiseno quasi invisibile, che modella la forma del mio seno, rendendola ancor più seducente. Una camicia bianca, abbastanza aderente, rivela ancora di più la bellezza del mio seno. Ci diamo un’occhiata e, sorridendo, usciamo. Fatti pochi passi, entriamo in un piccolo ristorante, dove ci mettiamo a mangiare, ridere e scherzare. Parliamo della giornata e di come certe situazioni ci hanno eccitato.
«Ti sembrerà starno, ma mi ha fatto un particolare effetto esser nuda davanti a te. In certi momenti ho faticato a tener presente che eri mio fratello.»
Lui sorride.
«La stessa cosa è successa a me. Nelle foto in cui eri nuda e io ti appoggiavo il sesso sul corpo, ero eccitatissimo.»
Lo guardo e nessuno dei due aggiunge altro, ma è chiaro che fra di noi è scattata una scintilla. Usciti dal ristorante, mi stringo al suo braccio e lui mi cinge la vita. In silenzio, torniamo a casa mia. Sembriamo una coppia di fidanzati e, appena dentro l’appartamento, senza che nessuno dica una sola parola, lui, improvvisamente, mi stringe a sé e mi bacia con passione. Lo volevo anch’io. Rispondo al suo bacio, mi stringo al suo corpo e sento prepotente ergersi la sua erezione. Ci strappiamo letteralmente i vestiti di dosso, quasi bruciassero. In un attimo siamo nudi e ci guardiamo in faccia in silenzio. Ho quasi paura a toccarlo. Mi sembra un sogno cullato per tanto tempo. Lui mi prende per mano ed entriamo, sempre in silenzio, in camera da letto e poi cominciamo a toccarci, leccarci e eccitarci come se adesso avessimo fretta. Mi fa letteralmente impazzire quella sua bocca che mi lecca divinamente ed io ricambio, accogliendo in gola tutto quel suo meraviglioso cazzo, che sento durissimo. Lo voglio. Lo trascino quasi di forza su di me e lui mi penetra molto lentamente. Lo sento che mi scivola lungo le pareti della vagina, ridotta ad un lago di umori. Quando arriva in fondo, rimane immobile e io ho un primo orgasmo.
«Luca! Luca! Mi fai… Luca, VENGO!»
Devastante! Sento il mio corpo tremare in maniera incontrollata. Lui adesso si muove dentro e fuori, con molta calma. Mi scopa benissimo e io subito riprendo a godere e lo stringo con forza a me. Lui mi sovrasta e mi sorride divertito.
«Godi! Voglio che godi tantissimo! Non sai da quanto ti volevo! Oggi, mi son dovuto segare per non schizzarti addosso! Godi, che ti faccio impazzire questa sera!»
Mi sento in paradiso. Con il mio ex era molto diverso. Lui mi eccitava appena un po’, poi mi penetrava, godevo alla svelta e, quando lui mi schizzava dentro il suo piacere, era tutto finito. Con Luca, sto impazzendo. Godo senza fine. Dopo un tempo che a me è sembrato eterno, durante il quale mi ha scopato a lungo, cambiando diverse posizioni, ma sempre facendomi raggiungere l’orgasmo, finalmente lui gode con me. Sento il suo piacere esplodere dentro il mio corpo; lo abbraccio e, senza dir nulla, sfiniti, ci addormentiamo. All’alba è lui che mi stuzzica, masturbandomi; mi sveglio fra le sue braccia, lo guardo e lui mi sorride.
«Buon giorno, amor mio. Spero che il risveglio sia bello come l’attimo in cui ci siamo addormentati.»
Lo stringo e lo bacio con passione. Lui mi penetra quasi all’istante e io mi stupisco di ritrovarmi già bagnata. Disteso supino, mi trascina su di lui e mi fa godere, mentre stimola i miei seni, stringendo i capezzoli fra indice e pollice. Godo e vengo in continuazione: anche lui mi segue dopo un po’. Mi inonda il ventre con il suo seme bollente e poi mi distendo, stremata, su di lui.
«Solo ora mi rendo conto di quanto ti volevo. Da quella sera nel bagno, in cui ti ho visto che ti masturbavi, dentro di me, inconsciamente, ti ho sempre desiderato. A volte, quando stavo con Michele, mentre lui mi scopava, pensavo a te e godevo all’istante.»
Luca mi sorride, mi bacia e poi parla:
«Io ti ho sempre desiderata. Ero furioso quando ti sei fidanzata con bel bellimbusto borioso e viziato. Hanno sempre avuto ragione i nostri genitori, ma ti amavo troppo per dirtelo. Ho cercato di starti lontano, ma non ci sono mai riuscito. Ho cercato solo donne che ti assomigliavano e poi, con esse, sfogavo la mia frustrazione, il mio desideri di averti. Quando se ne rendevano conto, mi mandavano al diavolo. Era te che volevo, non loro, e questo io l’ho sempre saputo. Ora non ho idea di come gestire questa cosa, ma ti voglio e il resto non ha nessuna importanza.»
È cominciata così la mia vita con lui. Dopo due settimane, Nadia mi ha cercato. Mi ha raccontato che il committente ci vuole conoscere e ci ha proposto un altro lavoro. lo abbiamo incontrato. Harry, un simpatico inglese, innamorato della Scozia, dove possiede un castello da favola. Ci ha inviato a passare una settimana con lui, assieme a Paolo e Nadia. Tutti e quattro ci siam divertiti molto e grande è stato il mio stupore nel constatare che Harry era gay. La cosa divertente è stata che, dopo essersi goduto il cazzo di Luca, ci ha fatto una insolita proposta.
«Il cazzo di Luca mi fa impazzire! Ma comprendo anche che tu, che sei sua sorella, ne abbia saputo apprezzare la sua dotazione al punto da andarci a letto. Ebbene avrei una proposta un po’ bizzarra: io ti sposo. Tu diventi mia moglie, Luca ti ingravida ed il figlio vostro, sarebbe il mio erede. Tu puoi continuare a scopare con lui e io avrei, sia il piacere del suo cazzo che un erede, mentre voi sareste liberi di amarvi, anche alla luce del sole.»
Abbiamo accettato ed oggi sono una brava moglie di un marito gay, che mi ha fatto ingravidare dal suo amante, nonché mio fratello. Ho già partorito un bel maschietto e adesso son di nuovo pregna: fra qualche giorno, partorirò una bella femminuccia.
E pensare che tutto è nato per delle foto hard! Non ci posso credere!