Mi chiamo Monica, ho trentacinque anni, sono sposata con Antonio da tutti chiamato Tony. Sono alta un metro e settanta, capelli ed occhi scuri, seno di una quarta abbondante: nell’insieme il mio è un fisico nella media, né grasso né magro, direi con le curve al posto giusto. Tony è un bel ragazzo, alto poco più di me, fisico robusto, ma non grasso, occhi scuri, mani grandi, ha fra le gambe un buon arnese di tutto riguardo. Stiamo insieme da sette anni, cinque da sposati, due da fidanzati. Quando l’ho conosciuto, io venivo da tre storie finite e qualche scopata senza strascico. La prima l’avevo fatta con un bel ragazzo, molto dotato, che è stato quello che mi ha sverginato. Mi piaceva molto, ma era anche tanto ansioso; quando mi scopava durava pochissimo, con lui ho rischiato di restare incinta almeno tre volte. La sua insicurezza proveniva dall’educazione impartitagli da una madre troppo ossessiva. L’ho lasciato per non dovermi scontrare sempre con lei. Il secondo era carino, simpatico, mi scopava bene, durava anche molto; aveva la fissa per il mio culo e, dopo un mese che stavamo insieme, mi ha sverginato dietro. Ha fatto un buon lavoro, tanto che, la prima volta, non ho sentito dolore, ma solo piacere. Era bravo, ma tremendamente geloso. Non smetteva mai di chiedere del ragazzo che mi aveva sverginato, se era più bravo, se lo aveva più grosso e cosi via. Alla fine l’ho mollato per non sentir più le sue paranoie. Il terzo era perfetto. Mi scopava bene, con calma, non era geloso, lavorava qui da noi, ma proveniva da un’altra città. Il sabato se ne tornava al suo paese, perché aveva la madre malata, che non poteva restare più di una settimana senza vederlo. Ho chiesto di andare con lui per conoscerla, ma lui niente, inventava sempre scuse. Così un sabato l’ho seguito ed ho scoperto che la madre malata, era invece una moglie ed un figlio. Delusa, mi sono dedicata al mio lavoro di estetista. Son passati due anni, durante i quali ho avuto solo sporadiche scopate, senza nessun coinvolgimento sentimentale, non ne volevo, desideravo il solo sesso. Ero dipendente di uno studio di estetista, con altre tre ragazze. Un giorno si è verificato un guasto, che ha richiesto la presenza di un elettricista e, in quella occasione, ho conosciuto Tony. La sera mi ha aspettato all’uscita, abbiamo cominciato a parlare di noi, delle nostre passate esperienze. Lui aveva avuto due storie molto serie. Una con una bella ragazza che lo amava alla follia, lo scopava divinamente, ma era tanto ricca che i suoi genitori non volevano che la figlia sposasse un semplice elettricista. Così è stato costretto a lasciarla. La seconda era dolce e carina, una ragazza simpatica, disponibile, ma a letto era una frana da non creder
Immobile, passiva, si lasciava scopare solo alla missionaria. Per lui era come scopare una bambola di gomma, che, forse, gli avrebbe dato più emozioni. Dopo che ci siamo messi assieme, lui mi ha esortato ad aprire uno studio d’estetista tutto mio e, devo dire, ha avuto ragione. All’inizio era solo un locale piuttosto piccolo, dove avevo poche cose, ricevevo solo clienti per appuntamento, ma poi, visto il buon andamento del lavoro, mi ha invogliata a trasferirmi presso La nuova zona industriale, dove ci sono molti centri commerciali con diversi uffici amministrativi. La sua lungimiranza ha di fatto aumentato il mio lavoro, nonché la qualità dei clienti. Né ho di tutte le specie: maschi e femmine. Tra i maschi, il più importante è Augusto, un bel cinquantenne, che spende una fortuna per curare la sua immagine. Ma ciò che lo distingue è che vuol esser depilato completamente due volte al mese, usando il rasoio. Lo devo radere in tutto il corpo, che è bello tonico, ben curato, ma ciò che mi fa bollire il sangue è la sua dotazione: ha un cazzo che è un vero monumento ai cazzi! Lungo oltre i venti cm., grosso, davvero molto grosso, con vene che quando gli si gonfiano, lo fanno sembrare ancor più grosso. All’inizio mi scocciava un po’ doverlo radere, tenendo in mano quel palo che si gonfiava fino ad esser perfettamente eretto. Lui cercava di assumere una posa da indifferente, mi pagava bene per questo servizio ed io non ho mai osato ad andare oltre. Col tempo però, mi sono sempre più appassionata alla sua erezione. Lui ha notato che il mio abbigliamento da lavoro era composto da un solo camice bianco, con sotto solo un perizoma, un reggiseno e calze autoreggenti dello stesso colore. Ho visto che indugiava spesso nella mia abbondante scollatura, in particolare, quando gli facevo la pulizia del viso. Un giorno non ho resistito: quando gli ho fatto la depilazione del suo meraviglioso cazzone, l’ho impugnato, ho cominciato a segarlo lentamente, con la scusa di verificare se vi erano altri peli. Lui ha allungato una mano, l’ha messa fra le mie cosce, che si son divaricate per meglio accoglierlo. Ero un lago. Ha cominciato a masturbarmi lentamente, piantandomi due dita dentro, io mi son allungata su di lui, ho cercato di prendere in bocca quell’arnese stupendo. Avevo appena imboccato la cappella, o poco più. Ero in estasi. Mi godevo quel palo, lui mi sconvolgeva la passera con le sue dita, che mi scavavano fin dentro l’anima. Ho goduto, ma solo un gemito strozzato è uscito dalla mia bocca piena di quella meraviglia.
Ho tremato, lui mi ha sorretto, perché le gambe mi stavano cedendo. Si è seduto sul lettino ed io ho continuato a succhiarlo. Mi ha messo una mano dietro la testa, mi ha imposto il ritmo alla pompa. Me lo infilava sempre più in gola. Mi sono girata un attimo, ho azionato il comando del lettino, facendolo abbassare. Quando ha capito le mie intenzioni, mi ha tolto il cazzo dalla bocca, mi ha sistemato in ginocchio sul letto e si è posizionato dietro di me. Ho sentito la sua cappella scorrere lungo lo spacco della mia fica fradicia di umori, poi, lentamente, mi ha penetrato con prudenza, afferrandomi per i fianchi. L’ho sentito scivolare dentro. Era enorme, mi dilatava, mi riempiva, ho quasi avuto la sensazione che mi sverginasse di nuovo. Quando la cappella ha battuto il fondo, ho goduto all’istante. Ho cominciato a tremare, scossa da un brivido incontrollato, che ha percorso tutto il mio corpo. Ho allungato una mano dietro e mi son resa conto che non ero riuscita a prenderlo tutto, ne mancava ancora un po’. Lui, intanto, ha cominciato a pomparmi con più determinazione, infilando sempre più in profondità il suo meraviglioso arnese. Quando il suo corpo ha aderito al mio, ero già al terzo orgasmo. Mi ha scopato con molta determinazione, mi pompava divinamente e con tanto piacere. La sua voce mi ha eccitato ancor di più.
«Che meraviglia! Ti sfondo. Era da tempo che lo volevo fare. Sei molto stretta, ma io ti apro a dovere. Godi, vacca, che ti dilato tutta!»
Mi ha scopato per un tempo infinito, durante il quale ho goduto senza ritegno, poi ha cambiato posizione sul lettino. Si è disteso supino e mi ha fatto mettere su di lui. Impalata su quella trave, mi è sembrato di sentirlo in gola. Ho danzato su di lui, che mi sfondava come mai prima d’ora. Ho goduto e urlato il mio piacere mentre lui torturava i miei seni. Ho perso la cognizione del tempo e di quanti orgasmi stavo provando. Era sconvolgente la sua resistenza. Mi ha letteralmente spanato la fica, ma ancora non era vicino a godere. Sfinita mi sono adagiata su di lui. Lui mi ha rigirato, dopo avermi messo a pecora, mi ha inculato. L’ho sentito entrare nel culo con decisione. Mi ha dilatato l’ano con quel cazzo, che mi sembrava ancor più grosso. Ho goduto ancora, l’ho incitato a far di più: non si è risparmiato. Dopo avermi scopato a lungo, improvvisamente, si è sfilato, posto di lato e mi ha piantato la cappella in bocca. Un attimo dopo, un fiume in piena di sborra cremosa, densa, mi ha gonfiato le guance.
Ero piena ed ho fatto la sola cosa possibile: ingoiare.
«Bevi che ti inondo la gola; bevi, troia, te la do in gola.»
Era una quantità incredibile che sgorgava senza fine dalle sue palle enormi.
Ho bevuto, ingoiato tutto, senza perdere una sola goccia. Poi lui, soddisfatto, si è rivestito. Ha aperto il portafogli e, oltre ai soldi che mi doveva per il trattamento, ha aggiunto altri cento euro.
«Sei stata fantastica: te li sei meritati tutti.»
Fortunatamente era l’ultimo cliente. Mi son rivestita e me ne son tornata a casa, che era vuota. Tony era al calcetto con i suoi amici; quando è tornato, era stanco e non ha voluto scopare. Oltre ad Augusto c’è anche un altro cliente un po’ strano. Un signore sulla quarantina, che quando viene da me, gli piace, mentre gli faccio la pulizia del viso, toccarmi il seno con una mano e, con l’altra, si sega velocemente. Quando è quasi all’apice del piacere, mette un dito dentro la mia fica bagnata e fradicia, poi viene. Alla fine si lecca il dito con cui mi ha sollazzato. Fra le clienti, invece, quella che più si comporta in modo anomalo, è la signora Flavia. Alta, bella, cinquantenne ma un fisico di una trentenne. Cura moltissimo il suo aspetto in ogni dettaglio. Ha un seno così tonico che sembra rifatto, invece è tutto naturale. A lei piace molto, quando provvedo alla sua depilazione, esser accarezzata in mezzo alle gambe. Lentamente si eccita, poi, alla fine, mi mette la mano sotto il grembiule e infila le dita dentro la mia fica, che è già pronta a riceverla. Gode e mi fa godere. Quando il nostro piace è al culmine, ci scambiamo un bacio appassionato, a soffocare i gemiti emessi dalle nostre labbra. Mi rendo conto che è un fare un po’ da puttana, ma mi lasciano laute mance; inoltre mi eccito sempre così tanto, che, spesso, quando entro in casa e trovo Tony, me lo scopo immediatamente. A lui questo gioco lo eccita molto. Spesso a letto, gli piace fantasticare di me con i miei clienti, anche se non sa che è tutto vero. Spesso gli racconto di Augusto, del suo cazzo che mi slabbra la fregna e questo lo eccita ancor di più, come l’idea di me con un’altra donna. Per lui son solo fantasie, non sa che, invece, per me son fatti realmente avvenuti. È contento così ed io non ho motivo di lamentarmi: quando si eccita, mi scopa a morte. Tutto questo aumento di lavoro extra, mi hanno costretto a cercare una valida assistente. Ho inviato, ad un’agenzia interinale, richiesta di nominativi per far delle selezioni. Ho ricevuto proposte da sei candidate. Per motivi di tempo, ho precisato che i colloqui sarebbero avvenuti a casa mia. Le prime quattro non hanno nemmeno voluto accettare di venire a casa mia, temendo una truffa, la quinta era una persona sudicia e trasandata, che non mi ha fatto per niente piacere conoscere, poi ho chiamato la sesta, il sabato mattina, specificando che il mio ultimo appuntamento della giornata era per le diciannove, e per questo non sarei stata a casa prima delle venti. La sua risposta è stata semplice e chiara.
«Ho la giornata libera, abito poco distante da lei, mi va bene anche alle venti a casa sua. Se non è un problema, vengo accompagnata da mio marito.»
Non ho avuto nessuna difficoltà ad accettare che vi fosse anche suo marito, quindi mi sono messa al lavoro. Alle quindici, mi chiama la cliente delle diciannove, pregandomi di spostare l’appuntamento alla prossima settimana, perché è sopraggiunto un impegno imprevisto. Allora consulto la mia agenda, vedo che il mio ultimo appuntamento della giornata, sarà alle diciotto e venti, quindi richiamo la mia candidata e le comunico che, se vuole, possiamo anticipare l’incontro alle diciannove e trenta. Lei accetta con entusiasmo. Finisco di lavorare, arrivo a casa che sono le diciannove. Una rapida doccia, dopo di che mi vesto per uscire, come facciamo tutti i sabati, quando io e Tony andiamo a mangiare una pizza; tanto il colloquio dovrebbe portar via soli pochi minuti. Per l’occasione, indosso un abito elasticizzato nero, che lascia scoperte le mie spalle, sotto un velatissimo reggiseno, un perizoma alquanto striminzito, calze autoreggenti velate nere, scarpe tacco dodici. Curo le unghie, applicando uno smalto rosso fuoco dello stesso colore del rossetto che ho sulle labbra. Alle diciannove e trenta precise, suonano alla porta, apre Tony ed io sono al suo fianco. Davanti a noi, c’è una giovane coppia. Lei, Silvia, alta quanto me, bionda, con capelli alle spalle, sguardo molto da sbarazzina, ben truccata, con mani curatissime. Indossa una mini, che le arriva a metà coscia, con sopra una giacca abbottonata da un sol bottone, al cui interno si cela un velato reggiseno. Calze velate, sicuramente autoreggenti, scarpe nere, con tacco non meno di quindici. Lui, Luca, un bell’esemplare di maschio, non palestrato, ma dal fisico curato, alto quanto Tony, indossa una giacca, con sotto un maglioncino dolce vita e pantaloni scuri. Ha l’aria simpatica, piacevole, che ti conquista subito. Dopo un momento in cui i miei occhi restano incollati a quelli di Silvia, è Tony che rompe il silenzio e ci invita ad accomodarci tutti in salotto.
Mentre noi donne ci mettiamo comode, lui e Luca vanno in cucina per preparare un aperitivo con degli stuzzichini. Silvia si siede davanti a me, accavalla lentamente le gambe, mettendo in evidenza delle cosce veramente belle. I nostri sguardi continuano ad esplorare il corpo dell’altra. Per un lungo istante nessuna delle due parla, ma ci guardiamo con occhi vogliosi. Non capisco cosa mi sia preso, ma, trovarmi davanti una bella ragazza così, dopo una settimana che non scopo, per via del ciclo, mi sta eccitando oltre misura. Lei sembra nella mia stessa condizione, alla fine mi decido a dire qualcosa. La mia voce fatica un po’ ad uscire, ma le spiego le mie condizioni, mentre lei mi segue senza perdere una sola parola di ciò che dico. A grandi linee, mi racconta che ha lavorato in uno studio da estetista per quattro anni, ne ha ventisei, ma, da qualche tempo, la padrona ha un comportamento strano: da quando ha accolto un nuovo socio, le cose siano cambiate e lei non vuole più lavorare in un ambiente in cui non si sente a suo agio. Accetta le mie condizioni e, a quel punto, arrivano i nostri uomini con dei calici di prosecco e degli stuzzichini. I due ragazzi sembrano a loro agio, ridono divertiti, mentre io e lei stiamo ancora a fissarci, cercando di capire fino a che punto il desiderio reciproco potrebbe spingersi. Tony fa una proposta che lascia tutti stupiti.
«Noi questa sera eravamo intenzionati ad andare a mangiare una pizza, che ne dite di ordinarla e mangiala qui con noi? il frigo è pieno di birre fresche.»
Loro si danno uno sguardo d’intesa, poi annuiscono favorevolmente. Lei si gira verso di me, i suoi occhi sembrano cercare il mio consenso. Abitiamo all’ultimo piano di una palazzina, abbiamo un bel terrazzo da cui si gode una bella vista sulla città, la prendo per mano e mi dirigo fuori, dove intendo apparecchiare. Mentre i ragazzi ordinano le pizze, Tony chiede a Silvia come la vuole. Lei mi guarda, poi sorride divertita.
«La voglio al salame piccante!»
Usciamo fuori, ci mettiamo appoggiate alla balaustra, mentre i ragazzi iniziano a preparare la tavola. Lei mi sta vicina, i nostri occhi non sembrano mai sazi di esplorare i nostri corpi. Arrivano i nostri uomini ci abbracciano da dietro, ci baciano sul collo.
«Un magnifico spettacolo la città da qui, vero?»
Tutti condividono, restiamo un momento in silenzio, gustando ciascuno il momento che stiamo vivendo. Passiamo diversi minuti a parlare del lavoro che lei dovrà svolgere con me; i ragazzi ridono, si sentono complici, mentre io e lei ci sentiamo sempre più in sintonia. Avverto il desiderio per le sue labbra, ma voglio aspettare per meglio gustare questo momento. Il suono del campanello ci riporta alla realtà, i ragazzi portano le pizze sul tavolo e cominciamo a mangiare, fra frizzi e lazzi a doppio senso. La guardo, vedo un filamento di mozzarella che, dalla bocca, le scende giù sul mento. Lo afferro, lo porto alla mia bocca, ci guardiamo seguendo il filo, ci ritroviamo unite in un bacio saffico, che lascia i nostri mariti stupiti ed entusiasti. Dopo di che noi due, sembriamo sazie di pizza, e vogliose di altro. Di colpo non ho più fame, mi alzo da tavola e lei fa lo stesso. La prendo per mano e lei mi segue in camera mia. In un attimo siamo nude, distese sul letto, avvinghiate in un 69 da urlo! Mi lecca in maniera stupenda, adoro esser leccata, in breve raggiungo il mio primo orgasmo, che grido stupita, da quanto è stato improvviso, mentre vedo Tony che si sta spogliando. Siamo distese di lato, all’improvviso sento delle mani che mi aprono le natiche, subito dopo una lingua si insinua lungo il solco. Riesco a vedere che si tratta di Luca, godo, lecco, assecondando la lingua di Silvia, che mi sta portando in paradiso. Poi lei si stacca da me, si gira, si trova il cazzo di mio marito davanti alla bocca e lo accoglie, senza esitare. Li guardo per un attimo, poi mi giro anch’io, finalmente vedo quello di Luca. Bello, lungo, abbastanza grosso, lo infilo in gola, lui geme, mentre Silvia sta arrivando ad un orgasmo che le provoca la lingua di Tony, che la lecca in maniera furiosa. La guardo godere, mentre succhio Luca, che mi lecca molto bene: sono prossima al piacere, quando Tony e Silvia si mettono a scopare distesi di fianco a noi. Li osservo per un momento, vedo lo sguardo compiaciuto di mio marito, che mi manda un bacio; nemmeno nelle sue più sfrenate fantasie si era immaginato un momento così erotico. Silvia lo cavalca, lui le massaggia i seni, procurandole altro piacere. Mi lascio girare, Luca si distende supino, mi attira su di sé, ma io mi metto girata, gli volto le spalle. Impalata su di lui, posso vedere il volto di Silvia, baciare la sua bocca. Ci scopano molto intensamente, poi Luca mi attira distesa, facendomi girare, mi scopa di nuovo; poi guarda Tony e lo invita a prendermi in doppia. Godo immediatamente, quando lo vedo che si mette dietro di me, sento che mi preme sul culo il suo cazzo fradicio degli umori di Silvia, che sta distesa di lato e mi accarezza i seni, mentre loro mi sfondano. Li incita compiaciuta.
«Forza ragazzi, fatela godere. Sfondatela tutta! Che bello! Poi lo voglio anch’io!»
I ragazzi mi sconvolgono anche l’anima. Godo e vengo a ripetizione. Non ero mai stata presa in doppia, pure Tony è scatenato, mi sfonda il culo come un toro impazzito. Lo sento duro, possente, mentre mi pompa con forza. Io urlo e godo in continuazione.
Mi lasciano godere, poi si sfilano da me, e rivolgono le loro attenzioni a Silvia, che li accoglie dentro di sé. Si lascia scopare, fin quando, dopo che ha goduto tanto anche lei, li incita a sborrare nelle nostre bocche. I due maschi la portano ad un ennesimo orgasmo, poi si presentano ciascuno davanti alla bocca della propria compagna e ci inondano la gola con le loro copiose sborrate. A bocca aperta, mi lascio riempire dalla copiosa schizzata di Tony. Lo mungo, lo spremo fino all’ultima goccia, ma non la ingoio. Mi giro, trovo Silvia che mi guarda, poi incolla la sua bocca piena alla mia e ci scambiamo la sborra dei nostri mariti. Un piacere unico. Limoniamo per un poco, poi quando ci stacchiamo, vediamo i nostri compagni che, seduti sul letto, ci guardano ancora vogliosi. Un attimo dopo mi ritrovo il cazzo di mio marito in bocca: lo succhio per farlo tornare velocemente in tiro. Basta poco per risorgere, l’eccitazione del momento, lo ha eccitato già di suo. Ci scopano ancora per diverso tempo, ci scambiano a loro piacimento, noi due godiamo moltissimo. Alla fine distese sul letto, io e lei restiamo abbracciate, mentre i ragazzi sono andati a prendere del prosecco per festeggiare.
«Grazie, mi hai regalato un’emozione che desideravo provare da molto tempo. Spero che sarà l’inizio di una bella amicizia, una collaborazione lavorativa, che ci regalerà molte soddisfazioni.»
La bacio, mentre penso che finalmente ho trovato una nuova amica; spero sia anche una brava dipendente, ma, prima che gli affidi Augusto, dovrà passare un po’ di tempo.