Mi chiamo Angela, ho 36 anni, sono di media statura, capelli castani lunghi, occhi scuri, un seno abbastanza florido di una buona quarta misura. Il ventre è abbastanza piatto, nonostante abbia avuto una gravidanza ed ho un bel culetto a mandolino, che piace tanto a mio marito, che, regolarmente, me lo visita con la sua splendida verga. Da undici anni sono sposata con Carlo, un bel maschio più alto di me, dal fisico asciutto ma non palestrato, dagli occhi scuri, braccia forti e mani grandi: è anche ben dotato Stiamo insieme da 15 anni e, quando ci siamo conosciuti, io avevo già fatto qualche esperienza con dei fidanzati, ma ero ancora vergine, anche se, in bocchini, mi consideravo un’artista. Lui era fidanzato con una ragazza molto più grande, che aveva fama di esser una che apriva le cosce facilmente e, facendo leva su questo fatto, son riuscita a farlo litigare con lei per poi mettersi con me. Fra di noi il sesso è stato subito molto bello e intenso. Lui è molto bravo a letto, ama molto i preliminari e mi porta al piacere, prima ancora di possedermi. Dopo la mia verginità di fica, con calma si è preso anche quella anale. Un certo cambiamento, nel nostro modo di divertirci a letto, è avvenuto durante la gravidanza, circa sei anni fa, quando abbiamo deciso di avere un figlio. Fortunatamente le cose sono andate tutte nel verso giusto e, insieme, abbiamo procreato una splendida bambina che oggi ha quasi sei anni. Come ho detto, in quel periodo, quando la mia pancia cresceva e ogni volta che mi specchiavo, mi sembravo una balena, lui per ridarmi autostima, inventava sempre dei giochi nuovi, molto piacevoli. Si inventava di esser uno sconosciuto che, vedendomi nuda, mi accarezzava e mi toccava, dicendomi che mi desiderava, perché ero già pregna e, se mi avesse scopato in quello stato non se ne sarebbe accorto nessuno. Erano solo giochi, però, io ricordo che mi eccitavo talmente tanto che, alla fine, scopavamo come due bestie in calore. Dopo la nascita di nostra figlia, per i primi anni, le cose sono tornate un po’ come prima, ritornando al nostro sesso sempre ottimo ed appagante. Poi, forse, la stanchezza, forse, la routine, o semplicemente la consapevolezza che allungando una mano, ottieni quello che desideri, le cose sono un po’ cambiate. Il piacere di scopare con lui è rimasto sempre molto forte, ma non vi era più quella eccitazione che esisteva in passato. Sì, lui continuava ad eccitarmi, leccandomi in ogni dove; poi lo sentivo entrare dentro di me, e mi portava all’apice del piacere, finché non mi riversava dentro tutto il suo piacere, smettendo con l’incantesimo. Avevo compreso che il tempo era nostro nemico: tutto era diventato meccanico, ovvio e, alla fine, non riuscivo più a goderne. Anche lui doveva esser giunto alle mie stesse conclusioni, così, una sera, a letto, ne abbiamo parlato in maniera serena e pacata.
«Amore, non si può più andar avanti così. Il sesso fra noi è diventata solo ginnastica, mi rendo conto che forse sto invecchiando e che magari a te possano piacere di più ragazzine giovani.»
Lui mi ha guardato con stupore, poi ha scosso il capo e mi ha assicurato che non era interessato dalle ragazzine; al contrario, era sempre più innamorato di me ed era per questo che si sentiva responsabile del fatto che tra noi il sesso fosse diventato troppo scontato. Parlando, mi è venuto in mente il gioco che si faceva durante la gestazione e cosi gli ho chiesto se era interessato a riprenderlo e, magari, far in modo che si potesse renderlo ancor più eccitante.
«Ricordi quanto ti divertivi ad inventare situazioni molto eccitanti, dove io ero sempre trattata da puttana. All’inizio mi infastidiva non poco, ma poi, con il passar del tempo, ho iniziato a prenderci gusto e ad elaborare delle mie fantasie. Una di queste, la più ricorrente, era quella di giocare con altri uomini. Non sono in grado di spiegarlo, ma il pensiero di esser al centro delle attenzioni di altri uomini, mi fa bagnare tantissimo.»
Appena finito di parlare, Carlo mi guarda e sorride.
«Ma lo sai che le inventavo per te, ma, poi, mi immedesimavo al punto da eccitarmi tanto anch’io! Una volta, mentre ero al lavoro, ti ho chiamato e non mi hai risposto, così ho immaginato che potessi esser impegnata a chiavare con un altro! Mi son dovuto nascondere in bagno e farmi una sega, da quanto ero eccitato! Nemmeno io me lo so spiegare, ma questo pensiero, fantasia, mi sconvolge al massimo!»
Abbiamo continuato ad esternare i nostri desideri, le nostre fantasie, poi mi ha scopato con rinnovato ardore che, davvero, non provavo da tempo. Da quella sera, abbiamo preso ad inventare situazioni, imprevisti e giochi mentali, così forti, che, se colti dall’eccitazione, in qualunque posto ci trovavamo, eravamo costretti a scopare per placarla. Addirittura, un pomeriggio, vito che ci stavamo stuzzicando da inizio mattina, ci siamo sentiti colti dal raptus, mentre eravamo a camminare sul percorso verde e lui non ha perso tempo: mi ha scopato in piedi, mettendomi appoggiata ad un albero. Ero così sconvolta, che ho urlato forte al punto da richiamare l’attenzione di una persona che, un po’ titubante, si è avvicinata e quando si è reso conto che stavamo scopando appoggiati alla pianta, si è messo ad osservarci. Presi dalla libidine, nessuno di noi si è limitato, o ha fatto più di tanto per nasconderci, o smettere in quello che stavamo facendo, e il tizio, un uomo di circa 50anni, si è messo lì a guardarci, mentre se lo menava piano, nascosto dietro un arbusto. Non son riuscita a vedergli il cazzo, ma la cosa mi ha sconvolto moltissimo e lo stessa è successo a mio marito. Quando è venuto, me lo ha urlato in faccia: «Angela! Angela! Sborro! Amore, vengo!»
Mi ha farcito con una sborrata colossale. Ci siam puliti alla meglio e poi siamo scappati, nella direzione opposta a quella dove si trovava il tizio che ci guardava. Per circa un mese, abbiamo ripensato a quella situazione, fantasticando su eventuali sviluppi. Una delle cose che mi faceva impazzire era che spesso Carlo, offrendomi il cazzo da succhiare, ipotizzava:
«Te lo immagini se quello ti si fosse avvicinato e te lo avesse messo in bocca? Per vero avrebbe anche potuto scoparti, dopo di me. Accidenti, amore, è sconvolgente solo a pensarla, una cosa del genere.»
Ammetto che anche a me questa fantasia sortiva lo stesso effetto; ma, poi, una volta gli ho rivolto una domanda:
«E se succedesse davvero? Voglio dire, se dovesse realmente capitarmi di fare una scopata con qualcuno, tu come la prenderesti?»
Lui ci ha pensato un poco, poi mi ha guardato negli occhi e la sua voce era turbata dall’emozione.
«Non lo so! Lo vorrei e, son certo che mi eccita da morire, ma non saprei cosa dirti. Dovrei trovarmi davanti al fatto compiuto, cosi non avrei il tempo di riflettere e, allora, sono certo che ne ricaverei tantissimo piacere!»
Ci rifletto un po’ anch’io e giungo alla conclusione che, tanto, quella cosa non avverrà mai, quindi inutile farsi seghe mentali. Passa un po’ di tempo e un giorno mi è capitata una cosa che ha dato una svolta imprevista alla nostra esistenza. Un sabato mattina, che ero andata a far un po’ di spesa, dopo aver accompagnato la piccola all’asilo, entrai trafelata in casa e vi trovai ancora Carlo, che era pronto per uscire, ma si era trattenuto a parlare in video conferenza con dei colleghi di lavoro. Mi avvicino e, dopo essermi assicurata di aver chiuso il collegamento, l’ho guardato stravolta.
«Ti devo parlare: si è verificata una cosa incredibile!»
Lui mi guarda preoccupato.
«Che ti è successo? Dai, parla, non tenermi sulle spine!»
Io sollevo la gamba destra e la appoggio alla sedia su cui è seduto.
«Metti una mano nelle mie mutandine. Guarda bene, cosa noti? Cosa senti?»
Lui alza la gonna, abbassa le mutandine ed osserva: sono bagnate e me ne chiede spiegazione.
«Ma che diavolo è successo? Ti sei fatta la pipì addosso?»
Io lo incalzo.
«Sei sicuro che sia pipì? Guarda meglio!»
Lui non sembra convinto e perciò passa una mano sulla stoffa della mutandina e si rende conto che la sostanza è viscida e appiccicosa.
«Non sembra pipì, vero? Prova ad annusarla o assaggiarla e dimmi cosa ti ricorda?»
Lui ancor poco convinto, mi fruga con il dito fra le pieghe della mia ostrica fradicia e poi l’annusa, l’assaggia.
«Ma? Sento il tuo odore che è quello predominante, ma dal sapore direi che è sborra! Ma chi ti è venuto dentro?»
Lo guardo rapita e gli racconto tutto ciò che è successo.
«Dopo aver accompagnato la bambina all’asilo, sono andata in quel nuovo supermercato che hanno costruito nella zona nuova. Sono entrata ed ho iniziato a girare fra i vari scaffali, quando, d’un tratto, mi son accorta che c’era un uomo che mi seguiva. All’inizio, pensavo trattarsi di un fatto casuale, invece mi son resa conto che mi stava seguendo, osservandomi con attenzione. Faccio la mia spesa, prendo le poche cose che mi servivano e poi, sempre seguita da lui, vado alla cassa. Quando ho recuperato le mie cose e mi son avviata verso l’uscita, lui mi si è avvicinato e mi ha fatto una domanda: “Scusi signora, ma lei è Angela?”
Lo guardo e cerco di capire perché conoscerebbe il mio nome, ma non mi riesce di focalizzare nessuna occasione che possa farmi capire perché questo signore, che non conosco, mi chiami per nome. In ogni caso, annuisco e lui, sempre camminando al mio fianco, prima si scusa asserendo che non era sua intenzione mettermi in imbarazzo, ma non gli sembrava vero di avermi rincontrato. Io lo guardo e cerco di capire dove potessi averlo incontrato, ma ancora non riesco a far mente locale, su nessun evento che potesse riportarmi alla mente la sua faccia. Lui, intanto, sorride e mi copre di complimenti. Inizia a dirmi quanto son bella, affascinante, e che, dal giorno che mi ha vista, non faceva altro che desiderare di incontrami. Io cerco di tagliar corto, perché proprio non riesco a ricordarmi la sua faccia.
“Grazie, ma devo andare, ho fretta.”
Lui però insiste nel volermi offrire un caffe lì, nel bar adiacente al centro commerciale. Accetto, perché mi sembrava scortese rifiutare, ma, a questo punto, ero stuzzicata nella mia curiosità a cercar di capire dove, come e quando, l’avessi visto. Entriamo, ci sediamo ad un tavolino e ordiniamo. Dopo aver ordinato i caffè, vedo che mi osserva e, alla fine, incuriosita, gli chiedo dove ci saremmo visti. Lui fa un mezzo sorriso ironico, poi, mentre sta per rispondere, arriva la cameriera con le bevande.
Prendo la tazzina in mano e, mentre sorseggio, lo guardo: mi rendo conto che ha un aspetto simpatico, galante e che, fisicamente, è anche un bell’uomo. Prima di finir di sorseggiare il caffè, mi fermo un attimo e lui si presenta.
“Mi chiamo Franco; ci siamo visti una mattina vicino ad una pianta. Per esser più precisi, tu e tuo marito eravate vicini alla pianta, mentre io ero un po’ più distante, seminascosto da un arbusto.”
Lo guardo sbalordita! Lui sorride e continua a parlarmi con calma.
“È stata una scena stupenda e di un erotismo unico. Vedere come godevi, sotto i colpi di tuo marito, mi ha eccitato in maniera incredibile, inducendomi a mettere in atto una delle seghe più belle della mia vita. Mi hai eccitato così tanto, che ora mi piacerebbe potermi appartare con te da qualche parte e far sesso. Non mi riesce di non pensare di chiavare una bella donna come te!”
Io l’ho guardato stupita ed ho avvertito dentro di me una strana voglia, che mi ha indotto ad annuire. Ero desiderosa di vedere il suo cazzo; da quella volta con te, non facevo altro che pensare a quell’uomo che ci guardava e quanto avesse potuto godere nel guardarci. Ci siamo alzati ed abbiamo raggiunto la sua auto, una grossa BMW X 4 e, ti assicuro che, a salirci si mi ha veramente eccitato. Ci siamo allontanati velocemente dal parcheggio e, superato lo svincolo della tangenziale, si è arrampicato su per una collina, fino a giungere e fermarsi in un piazzale, davanti ad un campo di ulivi. Fermata l’auto, mi ha fatto passare sul divano posteriore e, ti assicuro amore, sembrava di trovarmi su quello di casa nostra. Appena seduta e chiusa la portiera, lui mi ha messo una mano dietro la nuca e, senza alcun cenno, mi dà un bacio sulla bocca. La sua lingua si insinua nella mia bocca con prepotenza ed autorità. Gioca con la mia, facendomi eccitare moltissimo. Le sue mani prendono a scorrere sul mio corpo, mentre io sono ormai preda di una fortissima eccitazione. Inizia a palparmi il seno da sopra la camicetta, poi scende giù ed infila una mano fra le mie cosce. Mi sbottona la camicetta, allunga le mani dietro la mia schiena, mi sgancia il reggiseno e prende a giocare con i capezzoli, che trova già turgidi. Mi spinge all’indietro e incomincia a succhiarmeli, facendomi gemere di piacere. Mentre sta facendo questo, si slaccia la cintura dei pantaloni, che abbassa insieme agli slip, mentre riprende ad accarezzarmi sotto la gonna. Afferra le mutandine e le fa scorrere fin giù alle caviglie, sfilandone una per potermi tenere a cosce aperte. Mi piace moltissimo la sua bocca sul mio seno e sento l’eccitazione aumentare all’inverosimile. Ho voglia di lui, ho voglia di scopare con questo maschio così autoritario, che sta godendo del mio corpo a suo piacimento. Si stacca dal mio seno, poi si tira su e mi guarda negli occhi: con tono autoritario, mi impartisce un ordine ben preciso.
«Adesso succhiami il cazzo, troia! Voglio un bel bocchino da te.»
Sono eccitata, ma, nello stesso tempo, un po’ intimidita da questa situazione, indecisa esito per un attimo a guardare quel bel membro che avevo tanto desiderato di vedere fin dalla prima volta e che ora è lì, duro e pronto, a farsi succhiato dalla mia bocca. Lui nota la mia esitazione e, con tono ancor più perentorio, mi impone di succhiargli il cazzo, continuando a tenere la mano dietro la mia nuca; mi stringe i capelli e mi spinge la testa sopra il suo pene. Apro la bocca e subito lui me lo infila dentro, fino a farlo penetrare giù per la gola. È un bel cazzo, grande e grosso, ed ha una cappella a forma di fungo, più grossa rispetto all’asta. Dopo un po’ che me lo ha tenuto premuto nella gola, fin quasi a soffocarmi, toglie la mano ed io prendo a leccarlo tutto, facendo su e giù con la testa. Lo accarezzo con una mano, mentre con la lingua continuo a leccarlo e, quando lo riprendo in bocca, lo sento ingrossare ancor di più. Gli succhio la grossa cappella, poi scendo giù, lungo l’asta, e gli lecco le palle; lui geme dal piacere e si complimenta con me per il lavoretto di bocca che gli sto facendo.
“Ero certo che fossi una gran troia! Mi stai succhiando il cazzo in maniera fantastica!”
Ho continuato succhiarlo ancora per un po’, poi mi tolto camicetta e gonna. Non ho fatto niente per fermarlo, anzi l’ho assecondato fino a trovarmi completamente nuda davanti a lui. Mi allarga le cosce, si allunga su di me ed appoggia la grossa cappella fra le pieghe della mia ostrica, più che fradicia e, lentamente, prende a spingermelo dentro: lo sento scivolare dentro centimetro per centimetro, sempre più in profondità. Mi tiene le gambe sollevate e, dopo l’inizio delicato ed amorevole, ha preso a chiavarmi come un forsennato. Ho avuto un rapido orgasmo, allora lui ha aumentato la foga. Mi ha baciato ed io rispondevo al bacio, perché ero in piena libidine, il tutto mi aveva travolto all’eccesso. Ha continuato a pomparmi per circa una ventina di minuti, sempre con molto vigore, provocandomi orgasmi continui, poi, mi ha guardato negli occhi, e la sua bocca si è incollata alla mia: le nostre lingue si rincorrevano furiose, ho sentito un forte calore che saliva dal ventre, fino al cervello: mi è venuto dentro, senza quasi che me ne accorgessi. Siamo rimasti immobili per un lungo istante, abbracciati, mentre sentivo che il suo cazzo scivolava fuori da me. Mi ha offerto dei fazzolettini per pulirmi ed io, solo in quel momento, ho realizzato che avevo fatto una cosa talmente incredibile, da sembrare incredibile. Mi son rivestita e lo stesso ha fatto lui. Al che, gli chiedo di riportarmi alla mia auto. Lungo il percorso, siamo rimasti in silenzio e, quando sono scesa, lui, nel salutarmi, mi ha detto che se avessi voluto rivederlo, lo avrei trovato al supermercato, in quanto ne è proprietario. Sono letteralmente fuggita via, perché, in quel momento, ho realizzato che ti avevo tradito. Mentre tornavo a casa, ho cominciato ad avvertire una sensazione di bagnato tra le cosce, del resto mi aveva sborrato dentro una gran quantità di sperma. Solo allora, mi son resa conto di tutto questo. Ora vorrei sapere che idea ti sei fatto di me: sei arrabbiato?»
Carlo resta in silenzio. Mi osserva, poi scosta di nuovo le mutandine e passa ancora la mano sulla mia fica ancora intrisa del seme di quel maschio. Ad un tratto, scatta in piedi, mi prende per mano e, quasi di corsa, mi porta in camera da letto, mi spoglia completamente e mi prende con forza. Lo sento entrare in corpo come un ariete impazzito. Mi stringe per i fianchi, mentre mi tiene inginocchiata sul letto e mi scopa con colpi fortissimi, devastanti. È una monta furiosa quella cui mi sottopone ed io comincio a godere e incitarlo a scoparmi, ancora più forte.
«Sì! Sì, amore mio, sfonda questa puttana! Non è altro che quella troia di tua moglie, che ti ha appena cornificato! Scopa più forte! Fammelo sentire tutto, fino in gola!»
Lui sembra un animale impazzito e mi sottopone a questa monta quasi animalesca, finché sento anche il caldo del suo sperma che mi riempie il ventre. Mi inonda con un grido quasi disumano.
«Puttana, eccomi, ti sto sborrando dentro! Troia, ti riempio! Sei una puttana! Sei una troia che ha appena fatto una marchetta, ma sei il mio più grande amore!»
Sono ancora così eccitata per tutto quello che è successo, che le sue parole non fanno altro che procurarmi ancora un orgasmo. Sfiniti, ci distendiamo uno accanto all’altro. Lui mi stringe, abbracciandomi da dietro, ed appoggia il suo mento sopra la mia spalla. La sua voce calma è rotta dall’emozione.
«È stato qualcosa di sconvolgente, ciò che mi hai raccontato: in fondo era quello che avevamo ipotizzato in più occasioni e che, oggi, finalmente, si è realizzato. Allo stato, avverto, dentro di me, emozioni contrastanti, ma tutto è stato così eccitante che voglio chiederti solo una cosa: lo rifarai ancora, vero? Voglio dire: tornerai ancora da lui a farti chiavare come una puttana, per poi tornare a casa bella piena del suo seme? Dimmi che lo farai!»
Mi son girata e l’ho baciato in bocca. Mi son stretta a lui e gli ho ribadito quanto lo amavo, mentre ammettevo che la prospettiva da lui suggerita mi intrigava da morire.
Da quel giorno, son diventata una troia pazzesca: non mi riconosco più; adoro farmi scopare e riempire da altri maschi. È così che lui è diventato il mio adorabile cuckold.