Mi chiamo Bruno, ho 45 anni e convivo con Matilde, che ha la mia stessa età. Sono un maschio come tanti, di media statura, occhi scuri ed un fisico normale come tanti, nulla di eccezionale. Forse, l’unica cosa che ho di particolare è che ho, fra le gambe, una buona dotazione lunga e abbastanza spessa in circonferenza e questo è anche uno dei motivi per cui Matilde ama stare con me. Lei è una bella donna, vedova da sei anni, ha trovato in me un nuovo interesse per la vita, dopo la perdita di suo marito, avvenuta in maniera davvero tragica a seguito incidente. Conoscevo suo marito e, fra di noi, vi era una bella amicizia e, in un certo senso, lui sapeva che a me piaceva sua moglie e questo era motivo per delle battute davvero intriganti. Dopo la sua morte, sono stato vicino a lei, che sapeva del mio interesse nei suoi confronti, e, come ho scoperto poi, anche a lei, in qualche modo intrigava sapere che la desideravo. Oggi siamo una bella coppia affiata, che si gode la vita e a volte immaginiamo delle situazioni, o fantasie, che arricchiscono di emozioni il nostro modo di far sesso. Lei ama molto esser leccata e posseduta a lungo, cosa che io amo fare, scopandola con calma e molto lentamente, facendole assaporare il piacere il più a lungo possibile. Le piace molto anche il rapporto anale, adora prenderlo nel suo meraviglioso culo, che amo sfondare e riempire di seme bollente, facendola impazzire di piacere. Abitiamo in un grande appartamento, con tre camere, di cui due matrimoniali e, per questo motivo, sua sorella, che vive in un’altra città, le ha chiesto di ospitare sua figlia che si è iscritta all’università, che ha, in questa città, una sede molto prestigiosa. Vuole studiare medicina e poiché Matilde lavora in ospedale ed abitiamo vicino alla facoltà, la cosa si presta molto agevole per la ragazza. Silvia, così si chiama sua nipote, l’avevo conosciuta, la prima volta, sei anni fa al funerale di suo zio, il marito di Matilde. All’epoca, era una adolescente magra, esile, con un corpicino davvero minuto. Quando invece me la son trovata davanti a casa nostra, accompagnata da sua madre che ha cinque anni in meno di Matilde, mi sono accorto che il brutto anatroccolo era diventato un cigno davvero splendido. Era raggiante, tutta in tiro, vestita con tacchi ed un tubino nero corto, la ragazzina esile e minuta, aveva lasciato il posto ad una bella fighetta con un fisico particolarmente interessante, un seno abbastanza pronunciato, sicuramente una terza misura, bello ritto, ma il suo pezzo forte era un gran bel culo che farebbe resuscitare un morto.
Dal suo arrivo e per circa due anni, Silvia è vissuta assieme a noi in maniera allegra e svagata. Ha subito dimostrato di esser una bella ragazza, senza grilli per la testa, e non ha ancora trovato un fidanzato, perché ama passare le sue giornate a studiare in casa, evitando feste e bisbocce con i suoi coetanei. La cosa mi ha un po’ stupito e, col tempo, ho capito che, probabilmente, vi era qualcosa che riguardava me, in questo suo strano comportamento. Mi son accorto che, col tempo, ma in particolare negli ultimi mesi, tra me e Silvia è nata una certa complicità. Era un gioco strano, fatto di provocazioni da parte sua del tutto casuali o così potevano sembrare. A volte, capitava di vederla mezza nuda, oppure indossava canotte molto larghe, che lasciavano intravedere il suo bel seno, o stava sdraiata sul divano a cosce aperte, mostrando il perizoma infilato in mezzo alle labbra della fica. Anche se intrigato da questo gioco, facevo finta di niente, perché quel suo modo di provocarmi poteva essere tranquillamente frainteso e questo avrebbe, in qualche modo, potuto rovinare l’intesa che c’era fra me e Matilde. D’altra parte vi era il fatto che tutto questo mi provocava delle eccitazioni continue che, naturalmente, sfogavo scopando con ardore Matilde, che naturalmente era molto soddisfatta. Alla fine decisi di divertirmi a stuzzicarla un po’, soprattutto per quanto riguardava la sua situazione affettiva, continuamente priva di pretendenti e lei, in risposta alle mie provocazioni, si lasciava andare a commenti che si erano fatti, negli ultimi tempi, sempre più spinti ed audaci. Una domenica pomeriggio che lei non era tornata a casa dei suoi, sono entrato nella sua cameretta mentre stava navigando in Internet, mi sono avvicinato da dietro e, maliziosamente, mi son divertito a sfotterla un po’.
«Come mai una bella ragazza come te, a 20 anni, passa le sue domeniche in casa, in una città grande come questa, quando tua madre e tua zia che, tempo addietro, vivevano in un piccolo paese, anche se si accontentavano di quello che passava il convento, alla tua età avevano già fatto sfogare diversi fidanzati tra le loro gambe? Se speri di trovare un fidanzato, restando in casa a navigare in internet, ti ci cresceranno le ragnatele!»
Lei, dopo aver distolto per un attimo le dita dalla tastiera, ha accostato ancora di più il volto alla mia bocca ed ha ribattuto con un fil di voce:
«Alla fine toccherà a te zio, farmi godere un po’!»
Poi mi ha dato un veloce bacio sulle labbra, spiazzandomi letteralmente per questa reazione assolutamente inaspettata. In quel momento, Matilde ci hai chiamato dalla cucina.
«È pronto, venite!»
La sua voce mi ha riportato subito alla realtà e Silvia ci ha subito ironizzato.
«Vedi, lo dice anche lei, che dobbiamo “venire”!»
Ed alzandosi e prendendomi per mano, mi ha trascinato verso la cucina. Non è rimasto un episodio isolato, ma ha sancito un cambiamento reciproco. Da quel momento le nostre provocazioni sono diventate realmente degli inviti ad osare sempre di più. Ero titubante perché avevo il timore che, giocando con una ragazzetta che poteva essersi solo infatuata di un maschio adulto, avrei potuto far soffrire Matilde. Dal canto suo però, il comportamento era totalmente cambiato. Da quel momento ha preso a girarmi intorno sempre con minigonne o pantaloncini che lasciano davvero poco all’ immaginazione. Poi, arrivata l’estate, siamo stati invitati a passare dei giorni di vacanza insieme ai suoi genitori, presso i suoi nonni, che hanno una casa in riva al mare, in un piccolo paesino, non lontano da un rinomato centro balneare estivo. Quando ho caricato i nostri bagagli, mentre aspettavo l’arrivo di Silvia, Matilde l’ha guardata venir verso di noi.
«È diventata proprio una bella ragazza!»
Ha esclamato lei.
«Si, è proprio cresciuta.»
Ho ribattuto io, manifestando scarso interesse per l’argomento, mentre la osservavo mostrarmi le gambe, salendo in macchina con una maliziosità degna di una donna ben più matura. Dopo un viaggio molto rapido, ci troviamo al paese e, per circa quattro giorni, facciamo solo vita vacanziera con relax e bagni al mare, o a prendere il sole nella spiaggetta del paese, dove si conoscono tutti. La sera del quarto giorno, decidiamo di andare a mangiare un gelato in città, che dista solo pochi km, ma son tutte curve tortuose. Dopo aver preso il gelato, mentre stiamo passeggiando lungo il molo, notiamo la pubblicità di una barca che fa giri turistici fra le due isole, oltre escursioni nella piccola isola che vi è al largo, dove, da tanti anni, è stata realizzata una riserva marina naturale. Poiché io non ci sono mai stato, chiedo a Matilde di accompagnarmi, ma lei declina l’invito perché vi è già stata diverse volte. Mentre parliamo, Silvia, che è presente, si propone di venire con me.
«Se vuoi, zio, vengo io. La riserva è magnifica e poi è da tempo che non ci torno.»
Guardo Matilde che annuisce e così acquistiamo i biglietti per il giorno successivo. Il mattino successivo, usciamo presto da casa per raggiungere il molo, dove ci imbarcheremo sulla barca che ci porterà a fare il giro. Lei indossa un vestitino che, in realtà, è un copricostume molto corto e largo, che lascia le spalle scoperte, dei sandali con tacco a zeppa, e sotto si intravede un costume bianco, molto esiguo. In auto accavalla le gambe e si tira ulteriormente su il vestito, notando compiaciuta del fatto che le sorrido, sornione. Raggiunta la barca partiamo e, per circa un’ora, ci portano in giro fra le isole e poi puntano alla riserva marina, dove si può sbarcare solo in numero limitato. In effetti siamo solo una dozzina di persone e, giunti all’approdo, quasi tutti si fermano nella piccola spiaggia dell’isola, mentre noi e altre due coppie ci incamminiamo verso la sommità dell’unica altura dell’isola, da cui si gode un panorama mozzafiato. Da quel punto si diramano solo tre sentieri che scendono verso l’altro lato dell’isola. Una coppia va a destra, una sinistra ed io e Silvia scendiamo lungo l’altro sentiero che però, all’improvviso, porta ad una alta scogliera. Mi giro e la guardo con un po’ di disappunto, ma lei, maliziosamente, mi invita a percorrere un piccolo tratto della scogliera e, subito dopo alcuni massi enormi, scopriamo che c’è un sentiero scosceso che porta giù verso il mare. Non è agevole scendere, ma, con calma e pazienza, riusciamo ad arrivare in basso. Qui la sorpresa è stupenda, perché non c’è la spiaggia, ma un masso liscio dove poter stendere i nostri teli ed una piccola rientranza, quasi una grotta, all’ombra, dove poter lasciare le nostre cibarie. Un attimo dopo, Silvia si spoglia completamente nuda e si tuffa in mare. È stato un gesto così veloce e repentino che mi ha veramente colto di sorpresa e, dopo averla imitata, mi tuffo e, con poche bracciate, la raggiungo. Lei gioca con me a salirmi sulle spalle ed a farmi andare sott’acqua. In realtà è un continuo sfregare dei nostri corpi che si stanno realmente eccitando. Poi nuota di nuovo verso la roccia, quella liscia, e, quando la raggiunge, si mette seduta su di una piccola sporgenza sommersa. Mi avvicino a lei, che mi abbraccia e si stringe a me, avvinghiando le sue gambe intorno al mio corpo. Quindi si avvicina pericolosamente con la bocca alle mie labbra, mentre io la stringo con le braccia, stando completamente aggrappato a lei. La guardo dritto negli occhi, perché ormai è chiaro che fra di noi qualcosa ora cambierà.
«Silvia, sei sicura? Se iniziamo non riuscirò a controllarmi e so bene come andrà a finire, ma c’è una cosa che devo mettere subito in chiaro: non ho nessuna intensione di rovinare il rapporto che ho con tua zia Matilde.»
Per tutta risposta, mi infila la lingua in bocca. Mi bacia con passione, con impeto, strisciando il suo corpo contro il mio e facendo premere la sua fica contro il mio cazzo, che ora è duro come una spranga di ferro. Poi si stacca da me e, servendosi di una piccola sporgenza, esce fuori dall’acqua e si sdraia sulla roccia a cosce aperte, rivolte verso di me. È una visione sconvolgente! La sua giovane ostrica rosa, aperta, offerta al mio sguardo e al mio desiderio è qualcosa che mi fa letteralmente andare ai pazzi. Esco dall’acqua, mi sdraio fra le sue cosce, inginocchiato e, mentre la guardo carico di desiderio, lei mi parla con un tono sereno ma deciso, ben determinata ad ottenere ciò che desidera.
«Sono una ragazza di 20 anni, ancora vergine ed ho deciso che sarai tu, oggi, a farmi diventar donna. Non intendo assolutamente intromettermi nel rapporto che tu hai con mia zia, ma ti assicuro che, in questo momento, voglio solo diventare donna con te. Da oltre un anno, assumo la pillola, perché voglio godere di questo momento liberamente ed assaporare, fin in fondo, il piacere che ne deriverà, nel sentire il tuo membro che mi inonda il ventre.»
Nonostante la forte eccitazione, la guardo e, seppur convinto della sua inutilità, cerco di dissuaderla.
«Perché io? Ci sono tanti giovani che farebbero follie per averti. Perché io? Ho più del doppio dei tuoi anni, potrei esser tuo padre.»
Lei solleva le braccia e mi attira a sé, mi bacia ancora e poi mi guarda con occhi languidi e carichi di desiderio.
«Dei miei coetanei non so che farmene! Essi pensano solo al loro piacere, mentre io voglio diventar donna fra le braccia di un uomo che mi farà impazzire di piacere. In tutto questo tempo che ho vissuto assieme a te e Matilde, ho potuto constatare che tu, a letto, sei un vero toro! La scopi senza ritegno, la fai godere bene ed a lungo, facendo in modo che assapori bene il piacere che tu le stai dando. È per questo che ho deciso che dovrai esser tu a farmi diventar donna!»
La guardo, mi sollevo un po’ ed osservo il suo giovane corpo nudo, la pelle è vellutata, profuma di fresco, insomma è da infarto! Sento forte il desiderio di soddisfare questa femmina, così mi ci avvento sopra ed inizio a baciarle delicatamente il collo, per poi passare ai seni, con cui gioco un po’, scendo giù sul pancino coperto da una finissima peluria e mi fermo ad osservarla un attimo: ho sotto di me una ragazza di 20 anni, nuda, a gambe aperte, sono sicuro di sognare! Ora mi sveglierò sudato come sempre, ma una voce sensuale mi riporta alla bellissima realtà che sto vivendo.
«Zio…Scopami! Fammi impazzire fra le tue braccia!
Scivolo ancora più in basso e inizio a leccare delicatamente quella fighetta che, per la prima volta, sente il contatto con la mia lingua, la esploro tutta, ha un buon sapore. Annuso l’odore di femmina in calore che emana e poi affondo la mia lingua fra le pieghe di quell’ostrica che sta già emettendo una ingente quantità di nettare prelibato, che lecco e succhio fino all’ultima goccia. Lei geme, poi di colpo si rigira e si trova con la faccia davanti alla mia verga che impugna e, subito, comincia a leccare, dimostrando di saper ben tenere un cazzo in bocca. Gioca a far scivolare la lingua lungo l’asta, su e giù e poi, con le labbra afferra delicatamente le palle e le succhia una dopo l’altra, facendomi gemere di piacere; infine scivola ancora un po’ più in basso e, con la punta della lingua, va lambire il mio buchetto. Mi piace quello che sta facendo e subito glielo dimostro.
«Cazzo! Sarai anche vergine, ma sicuramente non lo sei di bocca! Credo che tu abbia già succhiato qualche bell’uccello! Brava, continua così!»
Risale e lavora la mia verga facendola scorrere tutta fino in fondo alla gola. È stupendo constatare con quanta facilità se la infila in gola, che, come ho già detto, è di consistenti dimensioni, sia in lunghezza che larghezza. Le restituisco il piacere leccandola bene ed a fondo e, ad un tratto, il suo corpo si tende nello spasmo di un orgasmo. Emette solo un gemito a bocca piena e, per un attimo, serra con forza le labbra sul mio cazzo e, con i denti, lo stringe delicatamente, facendomi assaggiare il brivido di sentirlo morso. È una sensazione sconvolgente! Poi, di colpo si stacca da me, mi spinge a sdraiarmi supino e lei stessa, con un gesto semplice, mi sale sopra, afferra la mia verga e mette la punta all’imbocco dello spacco della sua fica, mi guarda un attimo negli occhi, mentre, a mia volta, la blocco per un istante.
«Sei sicura? Pensaci bene, perché non sarà più possibile tornare indietro!»
Non mi risponde. Chiude gli occhi e, improvvisamente, si lascia cadere impalandosi di colpo sul mio cazzo. Immediatamente il suo viso si trasforma in una maschera di dolore. La sua bocca si spalanca, i suoi occhi sono sconvolti mentre mi guarda, senza riuscire a proferir parola.
«Tranquilla, piccola! Tra poco passa tutto! Il peggio è passato, ora sarà solo e sempre piacere!»
Rimane immobile per un lungo istante, poi, lentamente, si solleva e di nuovo si lascia cadere su di me. Ben presto il suo viso si trasforma in una maschera di piacere e, allora, sollevo le mie gambe, inarcandole, e comincio a scoparla dal basso, facendola sobbalzare ad ogni affondo. Gode, ha un orgasmo così forte che mi guarda stupita, a bocca spalancata, per poi emettere solo un flebile lamento:
«ODDIO! Vengo! Godo!»
Il suo corpo viene scosso da un fremito che la fa vibrare tutta e, dopo esser stata per un lungo istante immobile, riprende a cavalcare il mio cazzo, iniziando a godere sempre di più. Un orgasmo dopo l’altro, in rapida successione, che ben presto la portano allo stremo e lei, con il fiato corto, si sdraia su di me.
«Meraviglioso! Sei meraviglioso! Era proprio questo che volevo: godere! Godere la prima volta fra le braccia di un uomo che sa esattamente come far impazzire una donna.»
L’abbraccio, la sollevo e mi rigiro, la faccio distendere sotto di me. Le sollevo le gambe e le porto i talloni ad appoggiarli sulle mie cosce. Continuo a scoparla alzandomi un po’ sulle braccia e lei alza la testa per vedere meglio: è la prima volta che vede un uccello entrarle dentro la fica, lo guarda a lungo e si rimette giù.
«Sono felice che sia stato tu a prendermi, la prima volta. Ero certa che mi avresti fatto godere e vederti sfondare la mia fica mi ha fatto letteralmente impazzire! Ora ti voglio sentir dentro, voglio sentire come e quanto mi inondi. Dai, non ti preoccupare zio, riempimi!»
Mi abbraccia mentre aumento il ritmo delle spinte che si fanno sempre più intense e, infatti, poco dopo, sono al mio culmine. Altre due spinte forti e le inondo l’utero con un mare di sperma. Gode ed impazzisce nel sentire il suo ventre inondato dal mio sperma.
«Bellissimo! Ti sento! Ti sento dentro di me! Vieni, ti prego! Dai, che vengo anch’io!»
Rimango per qualche altro istante tra le sue gambe, mentre delicatamente mi accarezza la schiena. Mi bacia, poi mi chiede di sdraiarmi di lato a lei. Mi sfilo lentamente e vedo il mio cazzo inzuppato sia dei miei che dei suoi umori, dal colore leggermente rosato, indice del fatto che forse qualche goccia di sangue, con quella introduzione veloce e repentina, è uscito. Lei si gira su di me e la sua bocca si porta voracemente sul mio cazzo, ancora turgido. Lo bacia, lo lecca e ne assapora ogni singola goccia del piacere di cui è intriso, poi si solleva e, un po’ malferma sulle gambe, fa due passi e si tuffa in mare. Mi alzo e la seguo; l’acqua fresca, in qualche modo, desta i nostri sensi e, poco dopo, lei torna verso la riva, seguita da me. Abbracciati nell’acqua, semi sommersi, lei mi bacia con intensa passione e poi mi guarda con occhi ancora carichi di desiderio, mentre sento il mio cazzo che non ha perso neanche un po’ della sua rigidità.
«Che eri stupendo, lo sapevo! Ma che mi avresti fatto impazzire così, non ero molto sicura. Adesso, per favore, voglio che completi l’opera.»
La guardo cercando di capire, ma lei, senza nessuna risposta, sale e, dopo essersi inginocchiata, si piega in avanti fino ad appoggiare il viso sul telo, e con le mani portate dietro, apre le sue splendide chiappe. Esco dall’acqua, mentre osservo ciò che mostra quel culo meraviglioso, così spudoratamente offerto. Anche in questo caso, sono decisamente titubante, perché ho paura di farle veramente male.
«Ragazzina, non scherzare! Qui non si tratta di un colpo e via. Qui ti farò veramente male e non è una cosa da prendere alla leggera.»
Lei mi guarda, si solleva un po’ e il suo viso, come i suoi occhi, sono duri e molto determinati.
«Certo che mi farai male! È esattamente quello che voglio! Mi deve bruciare il culo per almeno una settimana! Forse non hai capito: voglio che mi resti in maniera indelebile il piacere di questa mia prima volta! E non c’è niente di meglio che sentire il corpo indolenzito e bruciare, per tener viva una sensazione tanto desiderata. Dai, non esitare! Vieni qui, e rompimi il culo! Devi farlo in maniera dura, che mi faccia male, perché me lo voglio ricordare per sempre!»
Mi inginocchio dietro di lei ed osservo quella piccola rosetta che freme. Mi abbasso, la lecco, la succhio, cercando di lubrificarla il più possibile, mentre lei geme. Assapora il piacere della mia lingua, poi mi sollevo, afferro la mia mazza dura e, lentamente, la spingo dentro la sua fica. Lei si gira, mi guarda cercando di capire, poi, quando vedo che il mio cazzo è ben inzuppato dei suoi umori e della sborra che ancora è al suo interno, lo sfilo ed avvicino la cappella allo sfintere; inizio a spingere per forzare la resistenza di quel buchetto, che sembra non voler cedere. Lei, lascia le chiappe con le mani e vi si appoggia, si solleva e, con una spinta decisa, spinge il suo corpo tutto all’indietro, facendo entrare il mio cazzo nel suo culo, con un colpo solo. Si gira e mi guarda stupita, con la bocca spalancata, mentre un grido di dolore esce dalle sue labbra.
«Aahiaaaaa! È tremendo! Mi sto spaccando il culo! Cazzo, come sei grosso!»
Mi abbasso su di lei, le afferro le tette da dietro e inizio a baciarla sul collo, mentre le tocco la fica.
«Toccati la fica. Masturbati. Così il piacere allevierà il dolore e sarà ancora più piacevole.»
Lei esegue il mio ordine e, quando la vedo più rilassata, riprendo a spingere, fino a che i coglioni si trovano a sbattere sul suo culo.
«Adesso è tutto dentro! Ora te lo sfondo questo bel culetto! Sei la mia troietta preferita!»
Confermo, iniziando a muovermi dentro di lei per aprirle il buchetto che si adatta velocemente alle misure del mio uccello.
«Sei veramente un gran porco! Ma sei anche il mio porco preferito!»
Ribatte lei sorridendo. La sto inculando da un po’ e la cosa inizia a piacerle al punto da incitarmi con voce sempre più roca a sfondarla ancor di più.
«Dai, rompimelo per bene! Spaccalo tutto! E poi farciscimi tutta, anche lì!»
Mi incita ed è un invito che non mi lascio scappare. L’afferro forte per le spalle ed affondo sempre più dentro di lei con colpi possenti, fino a quando non la sento gridare di piacere per l’orgasmo che sta provando.
«Vengo! Vengo anche di culo! Porco Meraviglioso! Riempimi anche il culo! Dai, che vengo! Ora!»
Nel sentire il suo orgasmo, non mi riesce di trattenermi più così le inondo l’intestino, svuotandomi le palle fino all’ultima goccia. Resto per un lungo istante ancora piantato dentro di lei che trema, ancora scossa dal piacere, poi mi fa sfilare e di nuovo prende il mio cazzo in bocca intriso dei suoi umori e della mia sborra e, dopo averlo leccato e pulito bene, si tuffa di nuovo in acqua, imitata da me che sento proprio la necessità di darmi una rinfrescata. Giochiamo un po’ nell’acqua, poi risaliti ci distendiamo un po’ al sole, ma essendo mezzogiorno, il sole picchia e ci induce a trovare refrigerio nella piccola cavità, dietro le nostre spalle. Sdraiati al fresco, consumiamo il nostro frugale spuntino a base di frutta e, mentre siamo sdraiati l’una accanto all’altro, lei mi guarda con occhi maliziosi.
«Zio, avevo voglia di chiederti: una ragazza che si scopa il compagno di sua zia, come la definiresti?»
La guardo e le sorrido in maniera complice.
«Una ragazza subdola ed anche un po’ troia!»
Lei sorride ed annuisce, dicendo che in questo momento si sente alquanto perversa, per cui, se voglio, posso anche punirla. Io la stringo a me, la bacio con passione e poi le mollo uno sculaccione sul quel culo da favola, appena sfondato.
«ahiaaaa! Mi fai male! Sei davvero cattivo!»
Grida lei, poco convinta, poi si abbassa e prende di nuovo il mio cazzo in bocca, mi insaliva la cappella e dopo averla appoggiata alle labbra la prende tutto in gola. La guardo e scuoto il capo, poco convinto.
«Credo che tu mi abbia spremuto, fino all’ultima goccia!»
Lei sorride maliziosa e mi dice di sdraiarmi e rilassarmi, cosa che faccio e immediatamente inizia uno dei più bei pompini che abbia mai ricevuto. Massaggia con le labbra ogni singolo centimetro del mio cazzo, lo succhia, lo lecca e lo sega con entrambe le mani. Si diverte a lungo e poi, ad un tratto, serra con forza la cappella fra le labbra; mentre me lo succhia e muove la lingua sulla punta velocemente, le sue mani mi segano stringendolo e muovendosi velocemente. Avverto un orgasmo improvviso esplodere e, guardandola meravigliato, le riverso in bocca quel po’ di sperma che ancora era rimasto nelle mie palle.
«Cazzo, Silvia! Non è possibile! Mi fai sborrare ancora?»
Raccoglie il mio seme nella sua bocca fino all’ultima goccia, e lecca e succhia il mio cazzo lasciandolo distrutto, ma pulito. Lei ingoia e, un attimo dopo, io le metto una mano sul capo e l’attiro a me, baciandola con passione. Vedo lo stupore nei suoi occhi mentre le nostre bocche si congiungono e le nostre lingue si cercano e si scambiano gli umori; assaggio anche il sapore della mia sborra. Lei risponde al bacio con molto trasporto, con enfasi, con vero piacere! Poi si stacca e mi guarda incredula.
«Non è possibile! È la prima volta che un maschio mi bacia dopo che gli ho succhiato il cazzo! Non mi era mai successo! Perché lo hai fatto? A te non dà fastidio?»
La guardo ed ora sono io ad esser stupito.
«Perché dovrebbe darmi fastidio? A te non ha dato fastidio bere la mia sborra, quindi perché a me dovrebbe infastidire baciarti, dopo che mi hai succhiato anche l’anima!»
Mi abbraccia e mi bacia con forza, dicendo che sono la persona più fantastica del mondo e che, semmai un giorno vorrà un compagno al suo fianco, dovrà esser speciale come me! Restiamo ancora un po’ di tempo e poi ci incamminiamo verso la barca e torniamo a casa. Per il resto della settimana il suo comportamento è rimasto uguale a sempre, senza nessun gesto che potesse, in qualche modo, far capire cosa vi era stato fra noi. Io e Matilde siamo tornati a casa dopo le vacanze, consapevoli che lei poi ci avrebbe raggiunto il mese successivo. Durante i giorni di vacanza, ora che aveva scoperto le gioie del sesso, Silvia si è adoperata a rifarsi del tempo perduto. Ho sentito mia cognata lamentarsi con Matilde della figlia che scopava a destra e a manca e di tenerla un po’ più sotto controllo una volta che sarebbe tornata a vivere con noi. Invece, al suo ritorno, tutto sembrò tornato come prima, ad eccezione delle provocazioni che erano di fatto cessate, come se il suo interesse per me fosse di colpo cessato. In realtà era combattuta fra il desiderio di avermi, ma anche di far in modo da non dar adito a che potesse nuocere al rapporto che avevo con Matilde. Un sabato mattina, dopo aver capito che sua zia era impegnata al lavoro, me la vedo entrare nel mio studio.
«Scusami, se ti disturbo, ma ho voglia di esser maltrattata! Ho trovato un fidanzato, bravo, carino, dolce e molto premuroso, ma, a letto, non mi tratta da puttana e io ho voglia di sentirmi esattamente così! Se però la cosa ti infastidisce, non ne facciamo nulla, esco e trovo un altro che mi sbatti.»
La guardo, mi giro e le faccio cenno di avvicinarsi. Indossa un vestitino molto leggero, lei si inginocchia fra le mie gambe, apre velocemente i pantaloni, estrae il cazzo già duro, lo impugna con la mano e mi insaliva la cappella; poi si solleva e si posizione a cavallo su di me. Allungo la mano e la tocco. È tutta bagnata, posiziona il cazzo nella sua intimità e la guardo negli occhi: non voglio perdermi neanche un secondo di questo momento con lei, che mi fissa con intensità. Si lascia andare e si impala con un solo affondo. Il suo viso si trasforma in una maschera di piacere.
«Scopami! Sfondami tutta! Fammi sentire veramente TROIA!»
La lascio cavalcare il mio cazzo e godere intensamente alcune volte, poi mi sollevo, mi sfilo da lei, afferrò una sedia e gliela posiziono davanti in modo da farle appoggiare le mani sulla seduta, ritrovandomela davanti a 90°. Poi le sollevo il vestito e appoggio la punta del mio cazzo al suo meraviglioso culetto e, con una spinta decisa e ferma, le entro dentro tutto fino in fondo.
«aahiii! Sì, cazzo, così! Sfondami il culo e fammi male! Ecco cosa mi manca con lui! Lui non è stronzo, come te e mi tratta con troppo rispetto. Vengo! Continua, non ti fermare.»
La scopo come un indemoniato e poi, quando sono all’apice del piacere, sento che lei è prossima ad un altro orgasmo e, appena odo il suo grido di piacere, le sborro in culo. Quando sente il mio orgasmo, afferra con una mano il mio cazzo, si sposta di colpo e si gira, si inginocchia davanti a me e prende gli ultimi schizzi direttamente tra bocca in faccia. Lecca fino all’ultima goccia, poi si solleva e mi bacia. Rispondo con ardore al suo bacio e lei mi sorride.
«Ora vado ad un appuntamento con il mio cornutello e lo bacerò in bocca: se il sapore della tua sborra gli piacerà, continuerò a star con lui, altrimenti lo mando a quel paese!»
Senza aggiungere altro, prende ed esce. Il giorno successivo, in un momento che siamo soli, mi sorride e mi dice che lui ha apprezzato il bacio e, guardandola dritta negli occhi, le ha chiesto se il sapore che sentiva era ciò che lui immaginava. Lei gli ha sorriso e gli ha detto che, forse, poteva esser anche la sborra di un altro maschio. La sua reazione è stata immediata, erano in auto, ha fermato la macchina e, senza neanche badare a chi ci fosse intorno, ha sdraiato il sedile e le è salito subito sopra, scopandola con rinnovata forza. Era un’altra persona!
«Mi ha chiesto, se era veramente la sborra di un altro maschio e, prima che io potessi rispondere, mi ha detto che, in quel caso, vorrebbe conoscerlo. Ora io non so cosa fare con te! Ho paura che se gli rivelo che tu mi hai scopato, un domani potrebbe avere delle ripercussioni con zia Matilde e, questo, proprio non lo voglio.»
La guardo un po’ indeciso e concordo con lei che il rischio è davvero troppo alto. Dopo questo ennesimo episodio, lei continua in più occasioni a chiedermi di scopare e, non potendo restar soli, tanto per non destare sospetti, siamo costretti a delle sveltine, che lei apprezza moltissimo, perché, subito dopo, corre a baciare il suo cornuto che, ogni giorno e sempre di più, si rende conto di avere tra le mani una vera zoccoletta, che però lo fa impazzire. Per più di un anno le cose sono andate avanti in questo modo e lei mi racconta che lui, quando pensa che un altro maschio sborra in bocca alla sua donna, gode come un pazzo. Poi è Matilde che, casualmente, li incontra insieme e li invita, la domenica successiva, a pranzo a casa nostra. Quando arriva il giovane, che si chiama Paolo, ci troviamo davanti ad un bravo ragazzo, di buona famiglia, che ha un’aria un po’ timida e sottomessa. Durante il pranzo ci parla di lui e delle sue aspettative come medico, avendo già iniziato il tirocinio e Matilde scopre che hanno lavorato insieme in più di un’occasione, ultimamente. Quando mi ritrovo un momento da solo con lui, cerco di capire che tipo di uomo lui desideri essere.
«Son felice che Silvia abbia un buon rapporto con te. Mi sembri un bravo ragazzo e, poiché tengo a lei come una figlia, mi piacerebbe sapere che tu la tratti bene, che non le faccia mancare nulla e, soprattutto la renda felice.»
Lui mi guarda e mi assicura che Silvia è tutta la sua vita.
«L’ho adorata dal primo momento che l’ho vista e mi son innamorato di lei. In un primo momento, i miei genitori non erano molto contenti di lei, perché qualcuno aveva messo in giro qualche chiacchiera sulla sua serietà, ma io ho avuto modo, in maniera inconfutabile, di capire che è lei la donna della mia vita, perché è esattamente la femmina che voglio al mio fianco.»
Lo guardo e cerco di capire le sue parole, avendo quasi paura di intuire quello che ho realmente percepito.
«Non capisco perché mi dici che era considerata una ragazza poco seria.»
Lui si rende conto di esser stato un po’ troppo avventato nel raccontarmi questo dettaglio e cerca di minimizzare, ma io lo incalzo e, alla fine, lui confessa quella che è la sua spiegazione:
«Si diceva, in giro, che fosse una ragazza un po’ troppo spigliata nell’aprire le cosce. Però, a me, questa cosa, invece di darmi fastidio, non so come spiegarla, in un certo modo mi fa piacere, anzi, mi eccita.»
Lo guardo, finalmente son riuscito a portarlo al punto in cui volevo.
«Paolo, se ho ben capito, il fatto che lei abbia rapporti con altri, ti fa eccitare?»
Lui, pur mantenendo la testa bassa, annuisce.
«Spero che sarai consapevole del fatto che questa cosa, se giungesse alle orecchie di sua zia Matilde, potrebbe ferirla, in quanto lei adora sua nipote. Naturalmente, il fatto che a te piace vederla godere con altri maschi, può essere, in qualche modo, fonte di pettegolezzo, quindi dovresti trovare una persona fidata che la scopi sotto i tuoi occhi, così da render felice sia lei, che te.»
Lui solleva lo sguardo, i suoi occhi brillano di felicità.
«È esatto, signor Bruno! È proprio quello che penso anch’io. Purtroppo Silvia, è restia a farmi vivere questa intensa emozione, perché dice che la cosa potrebbe creare proprio i problemi che lei ha citato. Certo se fosse una persona seria e affidabile che la scopi davanti a me, io sarei disposto a tenere il segreto a qualunque costo.»
Nel parlare mi guarda dritto negli occhi, facendomi capire che potrei esser io quella persona. Sto per rispondergli, ma l’arrivo di Silvia, che lo abbraccia e bacia, interrompe il nostro discorso. Si guardano negli occhi, lui le sorride ed annuisce. In quel momento ho avuto il sospetto, poi confermato, che lei gli avesse detto che ero il maschio che la scopava e, a lui, ero davvero piaciuto. Tre giorni dopo, un pomeriggio, lei mi ha chiesto un suggerimento per un progetto e ci siamo recati in quello che è l’appartamento di lui e, in sua presenza, lei mi ha abbracciato e baciato.
«Zio, adesso scopami e fammi sentir troia per lui!»
Oggi sono diventati una coppia con lui assolutamente cuckold. Lui ha voluto che io la scopassi senza protezioni e poi, subito dopo, anche lui le veniva dentro e, alla fine, abbiamo ingravidato Silvia e, fra un mese circa, nascerà la che porta in grembo. Lui è innamorato pazzo di lei e non vede l’ora di allevare la figlia, mia o sua? Chissà?!