Mi chiamo Lucrezia, ho 43 anni, sono alta 1,70, capelli castani lunghi, occhi scuri, bocca ampia, labbra sensuali, seno di una buona 4ª abbondante, curve morbide arrotondate e con un bel culo tondo e sodo. Sono sposata da vent’anni e mi piace tradire mio marito, il quale è troppo impegnato dal lavoro per accorgersi delle corna che gli crescono in testa. Lui in testa ha solo tre cose: il lavoro, il golf, e le sontuose corna che ogni mese provvedo a render lucide e ben ramificate. Ho un amico fisso che mi accompagna sempre, quando incontro i miei amici di letto. Piero, questo il suo nome, è uno splendido cinquantenne in perfetta forma, con una meravigliosa dotazione che mi fa sempre godere da matti. È talmente porco che qualche volta ne resto stupita anch’io dopo tanti anni. Sono circa una decina di anni che ci conosciamo. È stato lui ad iniziarmi al piacere di scopare senza protezione. È avvenuto tutto in maniera casuale, dopo circa un anno che mi faceva letteralmente impazzire, un giorno mi ha proposto di scopare insieme ad un suo amico fidato e sicuro. Al momento di prendere il cazzo dentro, ci siamo accorti che avevo un solo preservativo e, poiché lui lo conoscevo già da tempo e mi fidavo, abbiamo dato il preservativo al suo amico. Ho goduto tantissimo con entrambi, ma la cosa sconvolgente è stata quando Piero mi ha riversato dentro una quantità industriale di sborra. Sentirmi allagare la vagina da quell’ondata di calore, è stata un’esperienza che mi ha letteralmente sconvolta. Da quel momento in poi ho sempre voluto scopare a pelle. Piero è diventato il mio bull fisso e, poiché mi piacciono gli uomini più giovani di me, soprattutto se ben dotati, li accolgo dentro di me solo se sono certificati, cioè donatori di sangue, con i quali scambio relative analisi prima di entrare nel motel e da essi adoro farmi godere dentro, liberamente, senza preservativo, anche più di uno alla volta. Per realizzare le nostre stupende scopate, affitto un bungalow in un motel, poco fuori una uscita dalla tangenziale. Con il proprietario della struttura, ho come stipulato un contratto: io telefono, lui mi fa trovare disponibile uno dei suoi locali sempre pulito e discreto e, in cambio, come pagamento, una volta al mese mi faccio scopare da lui, senza negargli nulla. In bocca, in culo o in fica, lui può godere di ogni mio orifizio, ma con un piccolo dettaglio: poiché si tratta di una vera e propria marchetta, da lui pretendo sempre il preservativo, perché di lui non mi fido, ma in più la cosa mi fa sentire intimamente puttana. È solo una sensazione mia, legata proprio all’utilizzo del preservativo. Una delle ultime maialate, che mi ha fatto veramente andare fuori di testa, è avvenuta circa una settimana fa. È avvenuto tutto casualmente, una mattina in cui ho visto arrivare il tecnico che doveva aggiornare il software del mio computer. A differenza delle altre volte, che si presentava un signore anziano e alquanto svogliato, improvvisamente mi son trovata davanti uno splendido maschio. Era un bel ragazzone gentile, educato e quando si è avvicinato alla mia scrivania, è rimasto piacevolmente colpito dal mio outfit. Quel giorno indossavo come sempre una gonna corta, le mie immancabili autoreggenti ed una camicetta bianca che, quando l’ho visto, mi ha indotto ad aprire un altro bottone, per evidenziare ancor più il mio seno. Poiché io ero seduta e lui in piedi accanto a me, ho accavallato le gambe e questo gli ha permesso di vedere il pizzo delle mie autoreggenti, mentre lo sguardo continuava a trattenersi nel solco dei miei seni. Mi son girata verso di lui e, all’altezza dei miei occhi, c’era il suo pacco che si stava gonfiando in maniera davvero esponenziale. Stranamente quella mattina indossavo le mutandine che, a vedere quella lievitazione istantanea di qualcosa che doveva esser veramente notevole, si sono inzuppate all’istante. Lui, dopo un attimo di piacevole stupore, mi ha fissato negli occhi ed ha esordito in maniera molto garbata, facendo ricorso ad un poco velato doppio senso.
«Buongiorno, signora, dovrei inserire qualcosa, qui.»
I nostri occhi si sono incrociati e mi son sentita veramente sciogliere dal languore della sua voce calda e sensuale. Ho fatto un piccolo sospiro, mentre continuavo ad ammirare quel pacco che ora sembrava voler strappare la stoffa dei jeans.
«Non c’è problema. Però voglio che lei faccia una cosa: ora inserirà pure qualcosa qui, ma domani mattina andrà a farsi un bell’esame del sangue e, appena avrà il risultato con dati precisi e sicuri, mi chiamerà in quanto le fornirò la password per inserire un’altra cosa in altri posti!»
Lui mi ha guardato ed ha sorriso in maniera un po’ maliziosa e, dopo essersi seduto, si è girato per ammirare il mio culo da dietro, mentre mi allontanavo dalla scrivania. Ha lavorato alacremente sul mio computer, senza mai staccare gli occhi né dallo schermo né dalla tastiera e, dopo circa due ore, è venuto da me per salutarmi.
«Signora, io quello che avevo da inserire, l’ho fatto ed ho constatato che tutto funziona a meraviglia. Ora farò quanto lei mi ha chiesto e poi mi metterò di nuovo in contatto con lei.»
L’ho guardato con l’aria di chi si aspetta qualcosa di importante e, mentre si allontanava ho potuto ammirare il suo splendido fondoschiena, che mi ha provocato ulteriori brividi di piacere. Il pomeriggio del giorno successivo, ricevo la sua chiamata.
«Signora Lucrezia, sono Luca, il tecnico di ieri, le ho inviato sulla mail i risultati delle mie analisi ed ora mi aspetto di conoscere quale sia la password, per poter inserire programma che dovrò aggiornare con lei.»
Mi son messa a ridere, mentre aprivo la mia posta elettronica. Effettivamente aveva delle analisi perfette e così gli ho dato appuntamento per il pomeriggio del giorno successivo, precisando che non sarei stata sola, ma avremmo messo in atto un gioco di due uomini con una donna: prendere o lasciare.
«Nessun problema! Un doppio innesto di dati, manderà sicuramente in sovraccarico il suo sistema, ma, stia tranquilla, riuscirò a controllare l’afflusso in maniera tale che lei non abbia nessuna ripercussione sul sistema operativo.»
Ho riso ancora per la sua sfacciata, ma simpatica, ironia. Il pomeriggio del giorno successivo mi sono ritrovata all’interno del solito bungalow assieme a Piero, che subito ha cominciato a scaldarmi, facendo scorrere le sue mani in ogni dove sul mio corpo, ma io tendevo a quel bel cazzone che tanto mi aveva irretito qualche giorno prima e che il giovane mi ha letteralmente sbattuto davanti al viso. Della lunghezza di una ventina di cm., la sua peculiarità era nello spessore: molto largo! Appena ho visto l’attrezzo, non ho resistito: mi son messa cavalcioni su di lui e l’ho inglobato in fica, impalandomi su quella trave, fino alla radice.
«Oddio, è enorme! Questo mi apre in maniera incredibile! Fantastico! Mi sento così piena e, nello stesso tempo, letteralmente sfondata!»
Mentre urlavo il mio piacere, Piero aveva appena finito di spogliarsi che io avevo già sbrodolato su quel palo, urlando per l’orgasmo. Ho notato che era rimasto un po’ male e, poiché non mi andava di prenderlo nel culo, anch’egli me lo ha messo in fica, da dietro, facendomi urlare per un bel po’, non saprei per quanto, ma di sicuro per una buona mezz’ora: avevo due cazzi, belli grossi e duri, che mi pompavano la fica, resa sempre più larga.
«Bellissimo! Mi state spaccando in due! Spingeteli più a fondo! Ancora più dentro! Li voglio sentire fin dentro l’anima!»
Godevo e strillavo ad entrambi affinché spingessero più a fondo possibile. Essi ovviamente mi accontentavano e, più spingevano, più io strillavo per gli orgasmi che si succedevano in continuazione.
Ho perso il conto di quante volte ho goduto. Era un orgasmo infinito senza soluzione di continuità. Sfiniti ci siamo fermati per qualche attimo, ma io provvedevo a tener alte le aste dei miei amici, con delle vigorose pompe ai due cazzi in contemporanea, che ha ulteriormente meravigliato Luca.
«Accidenti, come succhia! Questa troia ne prende due in bocca con una disinvoltura impressionante! Deve aver succhiato tanti di quei cazzi da averne perso il conto!»
Per gratificarlo dei complimenti che mi aveva rivolto, ho aperto le cosce e l’ho esortato a donarmi una bella leccata di fica, dove lui si è inebriato dei miei umori. Poi abbiamo ripreso a scopare in uno dei miei modi preferiti: li ho fatti mettere sdraiati supini, uno accanto all’altro, da bravi fratellini e me li sono scopati a turno, cavalcandoli: in ogni momento avevo un cazzo in fica e l’altro in mano o in bocca, prima l’uno poi l’altro, poi di nuovo il primo e così via, per cinque/sei cambi ciascuno. A quel punto ero così eccitata che li avrei preso anche in culo, ma ero esausta per esser stata chiavata da quelle grosse mazze in fica. Alla fine non ne potevo più, mi son messa sdraiata supina, ho aperto le cosce quanto più potevo ed ho chiesto il gran finale con una copiosa sborrata.
«Dai, Luca, adesso scopami e sborrami dentro tutto il tuo piacere!»
Lui mi ha penetrato, perché era davvero al limite e, dopo poco, mi ha schizzato dentro una sborrata che mi ha allagato la fica. Ho sollevato le gambe e l’ho bloccata dentro di me, mentre contraevo i muscoli vaginali; ho preso a mungere quel cazzo, strizzandolo fino all’ultima goccia con la fica. Ciò non è sfuggito al giovane stallone che ne è rimasto veramente affascinato.
«Caspita, che meraviglia! Ti sento contrarre i muscoli vaginali ed ho la sensazione quasi mi stessi facendo un pompino con la fica! Sei veramente straordinaria!»
Poi l’ho liberato dalla mia presa e l’ho lasciato scivolar fuori, così Piero, nel vedere quel ben di Dio che colava fuori, mi si è accostato e me l’ha leccata a fondo e per bene. Questa è una cosa che mi sconvolge da morire. Non solo perché Piero mi fa godere con la lingua quando lecca tutto ciò che sgorga dalla mia fica, appena farcita dall’altro maschio, ma anche per la particolare sensazione che provo, quando sento la sua lingua scorrere fra le pieghe della mia fica: in quei momenti, chiudo gli occhi e immagino che sia mio marito che fa il suo dovere di perfetto cornuto a leccarmi la fica. È solo una sensazione, un desiderio che covo dentro di me da tempo, che è capace di donarmi piaceri di una intensità tale da farmi raggiungere un nuovo orgasmo. Vedermi godere mentre ero leccata da Piero, ha stupito anche Luca, che mi aveva presentato il cazzo alla bocca, dopo la sua copiosa sborrata.
«Accidenti, che porca! Ti fai leccare la fica che ti ho appena farcito! Ma la cosa sconvolgente è che ci stai godendo ancora!»
Ho sollevato gli occhi e gli ho sorriso, annuendo mentre continuavo a ripulire il suo cazzo. Un attimo dopo, anche Piero, che aveva le palle gonfie, mi ha penetrata e mi ha fatto godere con un’abbondante sborrata, proprio in fondo alla fica e come piace a me.
«Eccomi, Lucrezia! Sborro! Senti la mia sborra che ti riempie?! Ora!»
Nonostante la mia fica fosse completamente slabbrata dalla notevole verga di Luca, ho provato molto piacere nel sentire Piero che mi scopava freneticamente. In effetti il suo cazzo è più corto di quello di Luca e anche di minor spessore; pur rimanendo sempre una splendida verga, ha una sua particolare conformazione: è ricurvo verso l’alto, una specie di banana che, quando mi penetra, mi stimola la parte superiore della vagina e questo mi provoca un orgasmo davvero potente e diverso da tutti gli altri che, in genere, come anche Luca, mi dilatano o mi sfondano per la loro lunghezza. Lui invece accarezza la mia vagina in alto e questo mi fa letteralmente impazzire. Appena Piero si è svuotato dentro di me, rimanendo ancora diversi istanti immobile, affinché lo gratificassi con le mie contrazioni vaginali, in modo da spremerglielo anche a lui, una volta uscito, mi si è inginocchiato di lato per farselo ripulire dalla mia bocca; allora ho rivolto lo sguardo verso Luca e, aprendo le cosce, l’ho invitato a leccare, come aveva fatto Piero. Ho letto nei suoi occhi un che di stupore, un lieve imbarazzo, mentre declinava l’invito. Ci son rimasta malissimo! Fino a quel momento mi era piaciuto tutto di lui, ma, il fatto di non gradire di leccarmi, come aveva fatto Piero, per ricambiare, in qualche modo, il piacere che gli avevo dato, mi ha deluso oltremodo. Piero, che mi guardava, ha intuito la mia delusione e, prontamente, si è offerto di farlo lui, ma io ho rifiutato. Ho notato che Luca aveva intuito il mio disappunto e cercava, in qualche modo, di porvi rimedio, ma, dal mio punto di vista, il gioco era rotto. Con un sorriso forzato, ho detto ad entrambi che era ora di andare, perché si era fatto tardi. Ho indossato il mio tanga, aggiungendo un piccolo salva slip, perché volevo che la sborra mi restasse dentro il più a lungo possibile. Tornata a casa, trovo il maritino che è appena tornato dalla sua partita di golf e, stranamente, aveva voglia. Non potevo proprio perdere un’occasione così rara. Così gli ho messo la fica in faccia e, mentre gli scolavo in bocca la sborra dei miei amici, mi ha chiesto come mai ero così fradicia di umori.
«È tutto merito tuo, amor mio, mi ha fatto eccitare l’idea che tu sia rientrato con la voglia di far l’amore con me e quindi ti sto sbrodolando in bocca!»
Lui, contento, ha ingoiato tutto con avidità, provocandomi un intenso orgasmo al solo pensiero che non stava facendo altro che leccare la sborra che un altro mi aveva riversato dentro, per, infine, scoparmi felice e contento, come solo i mariti cornuti sanno fare, regalandomi la terza sborrata della serata. Ero proprio convinta di meritarmela a conclusione delle due eccezionali sborrate ricevute da due maschi tanto generosi. Poi ebbe a verificarsi un fatto assolutamente imprevisto. Due giorni dopo, appena rincasata, lui mi stava aspettando e appena giunta al suo cospetto, mi ha guardato con occhi duri e cattivi. Senza dir nulla, mi ha afferrato per i polsi e mi ha immobilizzato, stringendomi a lui e facendomi sentire il suo cazzo duro e gonfio. Ammetto che mio marito è abbastanza dotato e, sentirlo premere contro la mia fica, mi ha, in qualche modo, eccitato.
Dopo di che sono rimasta strabiliata dalle sue parole.
«Sei una zoccola! E adesso te lo dimostro!»
Senza aggiungere altro, mi ha fatto girare e, distesa sul tavolo della cucina, ha sollevato la gonna e, poiché non avevo indossato l’intimo, ha estratto il cazzo già duro e, con un solo affondo, me lo ha spinto tutto nel culo.
«Fa piano! Mi fai male, così, a secco!»
Lui mi ha assestato due sonore pacche sul culo, mentre proseguiva a sfondarmi come un forsennato.
«Stai zitta, zoccola, lo so che hai il culo rotto e la fica completamente spanata!»
Mi ha pompato per un po’ e poi, all’improvviso, mi ha afferrato per i capelli e, dopo essersi sfilato da dietro, mi ha fatto inginocchiare e mi ha infilato il cazzo tutto in bocca!
«Succhia e bevi zoccola! Sei una puttana! Una baldracca sfondata!»
Un attimo dopo mi ha riversato in gola tutto il suo piacere ed io l’ho ingoiato fino all’ultima goccia. Ho intuito che doveva aver scoperto qualcosa e così, dopo avergli ripulito il cazzo a dovere, mi son alzata e, con ancora una buona dose di sborra in bocca, ho afferrato la sua testa e l’ho baciato con passione.
Lui ha risposto al bacio infilando la sua lingua nella mia bocca e insieme ci siamo gustati il sapore di quel nettare. Quando mi sono staccata da lui, l’ho guardato e lui, continuando a tenermi abbracciata a sé, con occhi completamente diversi, mi ha fissato e mi ha chiarito ogni cosa.
«Questa mattina, è venuto il tecnico del computer e raccontava ad un mio collega di come si era scopato una troia insieme ad un altro e, quando ha proceduto alla descrizione della zoccola che si erano fatti insieme, lì per lì, non ho prestato molta attenzione, ma quando ha detto che aveva una piccola voglia, a forma di cuore sopra la chiappa destra, ho capito che stava parlando di te. Così mi son avvicinato ed ho chiesto ulteriori dettagli, fingendomi particolarmente interessato. Dopo qualche insistenza, mi ha raccontato di come ti sei fatta scopare da lui e da un altro, con due cazzi nella fica e ti sei fatta riempire di sborra. Quando gli ho chiesto in che giorno era avvenuta la monta, allora ho capito che, quando sei tornata a casa, quella che stavo leccando era la loro sborra. Son corso in bagno a farmi una sega, per quanto ero eccitato. Ho capito che la zoccola, di cui stavano parlando, eri proprio tu e questo mi ha mandato letteralmente ai matti. Non immagini da quanto tempo avevo voglia di chiederti di cambiare qualcosa nel nostro rapporto, ma non ero certo che il cambiamento potesse avvenire in maniera così repentina e, in ogni caso, son felice che tu sia una gran zoccola, così da potermi divertire anch’io, con te.»
L’ho baciato ed abbracciato forte, con le lacrime agli occhi, e gli ho promesso che non lo avrei mai più tenuto all’oscuro circa le mie avventure. Mi ha chiesto di partecipare ai miei incontri e di poter essere attivo nei giochi o, anche solo da spettatore, ed io, intimamente, son felice di sapere che finalmente mio marito abbia scoperto la mia indole da zoccola.