Adesso sono sua


Mi chiamo Angela, ho 25 anni, sono alta m. 1,70, occhi chiari, capelli castani lunghi fino alle spalle. Ho dei seni di una terza misura che somigliano a due splendidi pompelmi, tondi e sodi, con capezzoli piccoli. Il fisico è snello, perché mi piace molto correre e mantenermi in perfetta forma. Il sedere è alto, tondo e abbastanza prominente, posto alla sommità di due cosce lunghe e ben tornire, di cui vado molto fiera. Sono studentessa della Facoltà di Architettura e, da 15 anni, sono orfana madre. Ho sempre vissuto con Gianni, mio padre, che, oggi, ha 45 anni, è uno splendido maschio, alto, dal fisico asciutto, con delle braccia muscolose e forti, tra le quali mi sento molto protetta quando mi stringe a sé. Ha capelli neri, anche se le tempie iniziano ad imbiancarsi quel tanto che basta per conferirgli un fascino che non sfugge alle donne. Tra noi due c’è sempre stata una gran sintonia, mi ha cresciuta da solo, senza l’aiuto di nessuno, sono la sua regina. Avevo dieci anni quando è morta mamma e lui mi ha visto diventare ragazza, adolescente e ora donna, una bella donna. È stato un padre, un amico, un confidente, che ha sempre avuto molta attenzione nei miei riguardi. Ha sempre tenuto a bada lo sguardo degli uomini che mi desiderano, ne intuisce la voglia e i suoi stessi amici, scherzando, glielo dicono.
«Gianni, tua figlia è veramente bella! Se non stai attento, un giorno arriverà qualcuno a cogliere questo splendido fiore!»
Lui, quando sente queste parole, fa la faccia brutta, quasi adirata, anche se, dentro di sé, è perfettamente consapevole che, ormai, non sono più una bambina. Capisco che lui vorrebbe proteggermi, vorrebbe non vedermi mai soffrire, mi vorrebbe sempre felice e sorridente e sono consapevole di questo. Vedo in lui il mio modello di maschio perfetto, il mio uomo ideale lo immagino come lui. È capace di corteggiare le donne e lo sa fare bene, ama farle sentire al centro dei suoi pensieri, al centro del suo mondo, è un adulatore e ne ha piacere; ha avuto donne molto belle al suo fianco, ma, fino ad oggi, nessuna è durata molto a lungo. Ho sempre pensato e sperato che potesse avere di nuovo una donna cui accompagnarsi, fin quando, da alcuni mesi, ha preso a frequentarne una. Si chiama Stefania, è più piccola di lui di due anni ed è alta, bionda, bella, occhi chiari ed un bel seno, che è sicuramente una quarta abbondante. Ha un bel fisico tonico, con un bel culo prominente, posto al culmine di cosce lunghe, che lei valorizza indossando sempre calze velate e tacchi alti. A lui piace molto al punto da mandarle sempre dei fiori, la porta a cena fuori, a ballare, al cinema. Vedo che si divertono molto insieme. Quando entriamo in argomento, lui me ne parla da innamorato, da uomo perso per lei, solo lei, nessun’altra che lei. Non vivono assieme, non ancora, però lei spesso si ferma a dormire a casa nostra. Poi una sera è avvenuto un fatto che ha, in qualche modo, cambiato tutto. Erano giorni che lui lavorava più da casa che dallo studio, uno degli studi di architettura più rinomati della città e questo, in qualche modo, ci rendeva felici perché ci permetteva di passare molto tempo assieme. Facevamo colazione assieme e ci viziavamo a vicenda. Ormai sono cresciuta e con lui ho una confidenza più simile a quella di un amico, piuttosto che di un padre. Non ho nessuna vergogna di girare per casa in vestaglietta o slip e maglietta, e lo stesso vale per lui. Poi, un venerdì sera, è arrivata Stefania. Si cena tutti assieme, prepariamo da mangiare e si instaura quasi una gara. Tra noi c’è sempre stato molto rispetto, lei non mi ha mai dato l’impressione di volermi allontanare da mio padre e, anche se non so perché, inconsciamente avverto una lieve gelosia nei suoi confronti. Non ho mai provato un simile sentimento per nessun’altra conquista di mio padre. Ora, però, quei baci, quelle carezze, li vorrei per me. Mi sorprende questo pensiero e mi sconvolge oltremodo. È una cosa che mi scuote, mi provoca una sensazione ed un’emozione molto forte e contrastante, che provo improvvisamente, mentre mi preparo per uscire. Devo andarmene, perché mi sento a disagio. Volutamente evito entrambi. Lui se ne accorge, ma io non gli do il tempo di approfondire.
«Ciao, esco con gli amici. Tornerò tardi. Buona serata.»
Scappo di corsa da casa. Fuggo per non vederla tra le sue braccia che lo bacia e si stringe a lui. Sono gelosa: è pazzesco, ne sono convinta, ma è la verità. Passo la serata a distrarmi, anche se non ci riesco molto. Quando parcheggio la macchina in garage, sono le tre passate e salgo le scale in punta di piedi. Quasi inconsciamente, evito di farmi sentire, convinta che adesso dormono, invece, appena entro silenziosamente in casa, sento dei gemiti di piacere, sento lei godere, sento mio padre godere. Mi fermo ad ascoltarli. Mi sfilo le scarpe col tacco, appoggio la giacca sul divano e mi siedo sulle scale, che portano alla zona notte di casa. È incredibile però mi eccita sentirli. Sento i loro discorsi, sento i continui orgasmi di Stefania e lui che la prende e la fa urlare di piacere. Ad un tratto mi rendo conto che non so nulla di lui come maschio, come uomo da letto. Lei lo incita.
«Dai, toro, scopami più forte! Sei magnifico! Che toro! Che cazzone grosso che hai e come mi sfonda! Ancora… ancora… PIÙ FORTE!»
Lui, le chiede di cambiare posizione. Prima la scopa tenendola sopra, poi la fa mettere sul bordo del letto e poi, ancora, le chiede il culo. Quando mi accorgo che lei, a sentirlo nel culo, gode come una maiala, improvvisamente avverto una vampata di calore addosso, sento di bagnarmi. Mi sto eccitando, sento il piacere scorrere dentro di me, fino ad inzuppare il mio perizoma. Ascoltarli mi ha fatto quasi godere, senza toccarmi. Allargo le gambe, sposto il perizoma e mi tocco tra le cosce. Ho la testa appoggiata al muro, le gambe allargate e con la mano mi sto ravanando la fica, con gusto. Assecondo il movimento delle mie dita al rumore del letto, che mi fa impazzire. Mugolo di piacere, ma non mi sentono, sono troppo presi dal loro piacere. Socchiudo gli occhi e lavoro di fantasia. Immagino mio padre nudo, immagino il suo cazzo, lo vedo affondare in lei. Immagino i suoi baci, le sue mani strizzarle i capezzoli e poi, insieme, raggiungere l’orgasmo. Allora subito mi alzo, mi sfilo il perizoma fradicio e, a piedi nudi, tenendo le mutandine in mano, vado in assoluto silenzio verso il bagno, a luce spenta. Nello stesso istante si accende la luce; è mio padre, che, completamente nudo, con il cazzo ancora duro, ancora eretto, sta uscendo dalla camera e va anche lui verso il bagno. Restiamo per un lungo istante immobili a guardarci, senza proferir parola. Io glielo guardo, quasi con insistenza. È bellissimo! Un super cazzo! Lungo e grosso, reso lucido dagli umori di Stefania. Poi mi riprendo dallo stupore e, dandogli un bacio sulla guancia, gli auguro buonanotte. Vado direttamente in camera e, sfinita, mi stendo sul letto, addormentandomi. L’indomani è sabato, non devo andare all’università. Ho sonno e decido di restare a casa. Nel dormiveglia, ripenso alla notte. Ripenso a loro due che avevano scopato e goduto; rivedo mio padre nudo e mi eccito. Sento subito la mia lumachina che prende a schiumare. Per un momento mi pento di questo insano pensiero, ma il piacere è più forte. Adesso lo vorrei qui con me, nel mio letto. Vorrei godere con lui. Vorrei sentire il suo cazzo che mi apre, mi riempie e mi scopa forte, come ha fatto con lei. Vorrei sentire i gemiti di piacere che prova nello scopare me. Improvvisamente lui bussa alla porta. Entra e si siede sul letto. Io sono di spalle, vorrei evitare il suo sguardo, siamo sempre stati sinceri l’uno verso l’altro, gli ho sempre confidato tutto, ma questa nuova situazione mi spiazza. Il fatto di continuare a desiderarlo mi sconvolge e non riesco a levarmi dalla mente questi pensieri. Appoggia una mano sulle lenzuola, sulla gamba, mi chiede se sono sveglia. Faccio cenno di sì e lui, accarezzandomi, accarezzando la sua bambina, mi dice che sta per uscire.
«Amore mio, ti ho lasciato la colazione pronta. Come mai sei rimasta vestita?»
Mi giro, sedendomi sul letto.
«Ero stanca e avevo troppo sonno, che mi son addormentata all’istante.»
Ci fissiamo per un lattimo. C’è davvero molto imbarazzo tra di noi, in questo momento. Sta per dirmi qualcosa, ma io lo precedo, con un bacio sulla guancia, ringraziandolo per la colazione e poi scappo via, rifugiandomi in bagno. Ho paura di non riuscire a controllarmi. La mattina passa con me che, pigramente, giro per casa, restando in slip e maglietta. Accendo il pc e, senza volerlo, mi ritrovo in siti porno, con video a tema incesto. Li guardo senza pudore. Mi eccitano, mi fanno perdere il controllo di me stessa. Sprizzo adrenalina da tutti i pori. Mi masturbo furiosamente e vengo, godo, una, due, tre, cinque volte. Perdo il controllo di me stessa. Guardo e vedo madri con figli, soprattutto padri e figlie e su questi ultimi mi soffermo, per guardarli con maggior interesse. Non provo nessuna vergogna, vedo loro e immagino me con mio padre; ora avverto questo desiderio irrefrenabile: voglio averlo! Lo voglio! Lo desidero con tutta me stessa. Mi sconvolge e mi eccita da morire questo pensiero Decido di cucinare per lui, così, quando torna per pranzo, gli faccio trovare tutto pronto.

Canticchio allegra e civettuola, faccio la micetta, strofinandomi casualmente, facendogli notare quanto sia donna. Voglio che non mi veda più come la sua bambina, ma come una donna pronta per lui. Faccio in modo che la camicetta che indosso gli lasci intravedere il seno, bello, tondo, sodo. Mi piego in avanti, così che possa vedere il mio culetto, perché indosso un esile perizoma, infilato volutamente tra le natiche nude. Mi sento in calore. Ora voglio solo che mi scopi, non penso ad altro. Lui lo nota. È chiaro che nota tutto, ma fa finta di nulla. Non può, non vuole far nulla. Mi ignora: è mio padre! Non dice nulla, ma nei suoi occhi leggo il suo turbamento, ma stavolta lui ragiona per entrambi. Di colpo esce di nuovo e mi dice che rientrerà dopo cena; ha appuntamento con Stefania. E io? Sento i miei ormoni impazziti che reclamano piacere, ho bisogno di godere, ma non da sola. Chiamo Marco, un amico di università, che ogni tanto mi aiuta nello studio e, a volte, ci siamo anche abbandonati a scopare, solo per il gusto di godere; non c’è assolutamente nulla di più tra di noi. È un bel ragazzo, coetaneo, abbastanza porco e, quando gli dico che ho bisogno di lui, che son giù di morale, mi invita a casa sua, che dista pochi minuti dalla mia. Lo raggiungo e appena entro, mi strappa i vestiti di dosso. Mi butta sul letto e mi scopa, mi dà piacere per tutto il pomeriggio. Godo, ma, nella mia mente, non è con lui che sto scopando. Penso che sia mio padre e non lui, che mi sfonda; immagino che le sue mani siano quelle paterne. La sua voce, il suo corpo, e anche il cazzo, come si somigliano nella mia mente. Poi, me ne vado. Ho scopato, ma non sono soddisfatta. Mi sento inquieta. Mi cambio, esco a fare jogging e quando torno mi faccio una doccia calda, per poi addormentarmi sfinita, sul divano. È notte fonda, quando lui torna. Si appoggia sul divano e mi accarezza il viso, cerca di svegliarmi con la sua solita dolcezza.
«Ehi, piccola! Dai, che ti porto a letto, come facevo quando eri bambina. Ti prendo in braccio, vuoi?» Allungo le braccia e le aggrappo al suo collo, le sue mani sul mio corpo mi danno piacere, tanto piacere. Sento le sue dita sul mio culetto, appoggio la testa al suo petto e la bocca al suo collo, lo bacio piano. Lui è un uomo intelligente, conosce le donne, le sa ascoltare e certamente ha capito qualcosa. Sul letto, mi si siede di fianco, la vestaglietta lascia le gambe scoperte, il seno in bella vista. Mi guarda contento.

«Piccola mia, ormai sei una donna e…devo dire, una bella donna!»
Gli sorrido ed appoggio le mani sulle sue. Anche lui sorride, ma si vede che è un po’ in ansia.
«Amore mio, tu non devi esser gelosa di Stefania. Tu sarai sempre al primo posto, per me! Ti assicuro che nessuna donna sarà mai più importante di te!»
Giro lo sguardo e lo abbasso. Lui prende il mio viso tra le sue mani e mi fissa in silenzio. Lo guardo con un’aria di sfida.
«Allora, dimostramelo! Dai, dimostrami che ci sono solo io: coraggio, che aspetti?»
Mi guarda, ho come l’impressione che ora sia debole, indifeso, in forte imbarazzo, perché non ha il coraggio di ammettere di aver intuito quello che voglio da lui.
«Ma… cosa mi chiedi? Come te lo devo dimostrare?»
Per un istante, un solo rapido istante nel quale non riesco a pensare, non voglio pensare, ma agire. Mi metto a cavalcioni sulle sue gambe e lo bacio.
«Gianni, amami, amami. Fammi tua!»
Lui mi evita e si sposta di lato. Io insisto e lui, con un gesto repentino, mi butta sul letto, mi rialzo, e lui, con uno schiaffo, mi dice di smetterla.
«Smettila! Come fai a non capire che non si può?»
Mi brucia la guancia; è la prima volta che mi dà uno schiaffo, ma non demordo. Sono inginocchiata sul letto, la vestaglietta è ora completamente aperta e, sotto, non indosso nulla. Lo guardo ancora, cerco il suo sguardo. Lui, adesso, mi guarda, ma ora non cerca i miei occhi. Vedo che mi esamina tutta, i suoi occhi si stanno riempiendo di me e la sua bocca, appena dischiusa, mi sta già assaporando. Esita, tentenna, è combattuto con sé stesso, mentre io mi levo la vestaglietta. È sconvolto mentre mi ammira, perché mi son alzata e sono di fronte a lui, nuda, calda, indifesa, completamente offerta a lui. La mia voce lo sconvolge.
«Sei mio padre; che male può esserci nell’amarci? Perché tu mi ami, vero?»
Non risponde, mi prende tra le braccia e le sue mani scendono giù dietro, mi afferrano il sedere ed inizia a baciarmi. Mi divora la bocca, la lingua, le sue mani sono tra le mie cosce e il mio umido tra le gambe lo

«Siamo due pazzi, lo sai vero? Lo sai, bambina mia, che siamo pazzi? Dopo questo, nulla sarà più come prima e non si potrà più tornare indietro. Ne sei consapevole anche tu, vero?»
Lo spoglio, gli strappo via la camicia, slaccio i pantaloni che cascano a terra. Sono in preda ad una frenesia incontrollabile.
«Ti voglio: adesso ti voglio, papà! Voglio amarti tutto. Voglio esser tua, fin in fondo. Solo tua.»
Mi stende sul letto e nudo si sdraia sopra di me. Mi bacia ancora, mi stringe a lui, prende le mie mani e le intreccia forte tra le sue. La sua bocca passa sulle orecchie, sui lobi, sulla nuca a leccarmi. Adesso anche lui è sconvolto dal desiderio. Mi desidera quanto io desidero lui. Si stacca dal mio corpo, si abbassa e mi bacia il seno. Le sue mani li afferrano, li strizza, li lecca e succhia.
«Amore, sei bellissima! Sei sempre stata il mio sogno proibito! Ho cercato di resisterti, ma non ce l’ho fatta! Adesso ti voglio anch’io!»
Scivola sempre più in basso. Si mette tra le mie cosce, che io spalanco. Mi guarda per un istante e appena sento la sua bocca posarsi sulla mia micetta, godo all’istante!
«Oddio mi fai venire subito! Ora! Vengo!»
Gli ricopro il viso del mio miele, che la sua lingua raccoglie e ci si disseta. Mi muovo, stringo le gambe e mi strofino contro il suo viso, contro la sua barba di qualche giorno. Non parliamo, le parole non servono; ora sono i nostri corpi che lo fanno per noi. Lui si stende di fianco a me e mi accarezza, mentre la mia mano cerca e trova il suo cazzo. Com’è duro, com’è bello, lo guardo e lo meno, tiro indietro la pelle, guardo la sua cappella, tocco con le dita le palle gonfie, piene. Mi abbasso con la testa, arrivo a trovarmi il suo splendido cazzone davanti alla bocca, poi, con la lingua, lo assaporo, lo lecco tutto. Si rigira e di nuovo si insinua tra le mie cosce. Se io godo, lui mi restituisce il piacere. È un godimento continuo. Sento che si gonfia di più nella mia bocca, ora me lo spinge più dentro. Anche lui non resta inattivo, mi fa godere di nuovo. Sono brava, sono porca, lo faccio impazzire. Me lo sfila diverse volte dalla mia bocca, non vuole venire, non ancora. Lo supplico di scoparmi.

«Prendimi! Ti voglio! Dai, non fermiamoci, papà! Adesso fammi tua! Fai godere la tua bambina, dai… fa godere la tua donna…ti prego… ti voglio dentro!»
Mi viene sopra tra le gambe e, preso il suo cazzo in mano, lo strofina lungo lo spacco.
«Come sei bella! Sei bellissima, accidenti! Mi fai fare una pazzia! Non ragiono più! Non mi fai capire più niente! Il mio cervello è spento! Ti voglio! Mi stai sconvolgendo!»
Spingo il bacino verso l’alto e mi spingo incontro a lui. Lo sento entrare tutto, fin in fondo! Mi sfonda! Mi apre tutta e poi godo subito, all’istante.
«Mi fai… sì! Dai, che vengo! Vengo! Era ora, ti sento tutto dentro!»
Lui mi monta, è un toro, uno stallone, come lo avevo sentito e immaginato quando chiavava Stefania. Lo sento dentro completamente. Il suo corpo sbatte contro il mio, i suoi coglioni sbattono contro le mie chiappe. Geme di piacere, anche lui. Ora sta scopando una donna, la sua donna. Sono la sua carne. Troviamo il giusto ritmo. È un orgasmo, senza soluzione di continuità, che ci regala adrenalina, eccitazione, sempre più forte. Siamo consapevoli di aver superato ogni limite ed ora vogliamo godere sempre di più. Cerca la mia bocca, mi bacia, mentre continua a scoparmi senza sosta. Urlo di piacere nella sua bocca. Gli mordo le labbra, ci divoriamo a vicenda. Mi fa godere all’infinito e poi lo sento pronto a venire. Mi sente godere e, per l’ennesima volta, cerca di sfilarsi, ma lo blocco dentro di me.
«Resta lì, dentro di me! Vienimi dentro! Sono protetta!»
Mi sborra dentro. Lo sento scaricarsi con degli spasmi di piacere. Ad ogni spasmo, un getto. Ne conto quattro, cinque schizzi di sborra calda, che mi riempiono la vagina.
Siamo esausti, senza fiato, lui si distende di fianco a me e, mano nella mano, ci addormentiamo. L’indomani, quando mi sveglio, lui è già andato in studio, al lavoro. Sono appagata, corpo e anima, mi sento beata, felice.

Quando vado in cucina, trovo un biglietto sul tavolo.
“Alla mia bambina, alla mia donna, al mio amore più grande, con tanto amore!” Un cioccolatino e una rosellina bianca.
Inizia così la mia vita dedicata a lui.
Da oggi in poi, non ci saranno altre donne nella sua vita: gli basto io! Chiudo per un attimo gli occhi e penso: adesso voglio un figlio!

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