100 volte cornuto

100 volte cornuto

La vendetta è un piatto che va servito freddo. Più volte ho sentito una collega recitare questo vecchio adagio, ne ho anche sorriso, ma mai avrei immaginato che un giorno lo avrei messo in pratica. Mi chiamo Liliana, ho trent’anni, sono definita una bella donna, sposata con Fabio, mio coetaneo, sono la lei di una coppia assolutamente normale e, fino a poco tempo fa, anche felice. La nostra vita coniugale va avanti da sette anni, insieme da dieci; mi son innamorata di lui e, dopo poco, ci siamo sposati. Tutto liscio? No! Il mio più grande cruccio è mia suocera. Flavia, questo è il suo nome, è una donna estremamente antipatica, invadente, despota. Fino a due anni fa, c’era mio suocero che, con una semplice occhiata, riusciva a frenare la sua tagliente lingua, ma, da quando lui è morto, lei non ha più limiti, ed il peggio è che mio marito le dà sempre ragione. Dopo la morte del suocero, ha preteso la domestica, ma poi quella non le è bastata più, ha voluto anche la badante. Ovviamente l’ha scelta lei, giovane bionda dell’est, con un visetto da troia, ma molto simpatica. Io, per mia suocera, sono sempre quella che le ha portato, no, rubato il suo prezioso figliolo; chiaro che non sono, per lei, la scelta giusta; avrebbe preferito una più ricca e bella. Nonostante questo, pretende che noi si vada d’accordo e, appena lei si sente pronta a diventare nonna, le dovremo sfornare anche un nipotino. Io, dopo un po’, mi sono rassegnata, convinta anche dalle continue attenzioni di mio marito che, con baci e coccole, mi ha sempre chiesto di lasciar perdere.
«In fondo che ti costa? E’ una persona anziana, senza compagno, si sente sola, e poi, a modo suo, ti vuol bene.»
Figuriamoci: non credo proprio mi voglia bene! Se mi odiava, allora sì che avrebbero stati dolori. Ho pazientato, mi son sempre presa cura di lei, anche sapendo che nulla le sarebbe mai andato bene. Ingenuamente, non ho mai fatto caso alle occhiate della badante a mio marito; non ho mai dubitato della sua fedeltà. Un po’ di tempo fa, un pomeriggio, dovevo seguire un corso di quattro ore di aggiornamento, una roba estremamente pallosa, ne avrei avuto fino alle sette e mezzo di sera.

Poco dopo l’inizio del corso, suona il cellulare dell’istruttore, un nostro dirigente, lo vediamo sbiancare, poi termina la conversazione e ci dice che la moglie ed il figlio di sei mesi hanno avuto un brutto incidente; si scusa con noi e ci chiede di interrompere per poter correre in ospedale.
Conoscendo la grande difficoltà che sua moglie aveva avuto per partorire questo bimbo, nessuno di noi ha avuto nulla da obiettare. Tutti ci ritroviamo con il pomeriggio libero. Le mie colleghe mi propongono di andare in giro per negozi, ma io mi sento stanca, piove e fa freddo, sogno un bel bagno caldo nella mia vasca idromassaggio, saluto e torno a casa. Durante il tragitto, sono costretta da dei lavori stradali ad una deviazione, mi ritrovo a passare davanti ad un motel e vedo la vettura di Fabio sfrecciarmi davanti. Resto stupita e incuriosita, mi avvicino giusto quel tanto che basta per vederlo scendere dalla vettura e, mano nella mano, avviarsi verso una piccola costruzione, insieme alla badante di mia suocera. Ero rimasta di ghiaccio! Il sangue non mi scorreva più nelle vene. Stropiccio gli occhi, convinta di sognare, ma è tutto maledettamente vero. Rimango immobile, come pietrificata, non so cosa fare, mi sento come inebetita. Immediatamente una rabbia mi assale, vorrei entrare e urlare con tutto il fiato che ho in gola, ma non ci riesco, resto impietrita lì, sotto la pioggia che mi bagna, incapace di reagire. Dopo un po’, mi avvicino con prudenza alla struttura, silenziosamente, mi accosto al posto dove sono entrati loro e mi rendo conto che, da una finestra, è possibile vedere ciò che succede all’interno, ma, soprattutto, si sente chiaramente quello che dicono; ascolto e resto ancor più amareggiata dalle parole di Fabio.
«Non ti devi preoccupare, lei è così ingenua che non va a pensare che tu mi stai scopando. A volte la sua ingenuità è talmente prevedibile, che mi fa quasi tenerezza. Dai scopiamo, non pensare a lei, tanto non saprà mai di noi due.

La vedo salire su di lui e impalarsi. Mi sento una stupida; non avevo mai pensato che questa troietta potesse portarmi via il marito, che avrà più di me? Va a capirli gli uomini! Inoltre la considerazione che Fabio ha di me, mi ferisce ancora di più. Me ne vado delusa e confusa, mi sento uno schifo. La sera, lui torna felice come sempre, mi bacia e devo subire le sue false attenzioni; mi danno quasi fastidio. Invento che ho dei dolori premestruali e me ne vado a letto, mentre lui, dopo cena, dice che fa un salto da mammina, tanto per vedere come sta. Ipocrita, bugiardo, bastardo! So benissimo che va a dare un saluto a quella puttanella. Passo una notte da schifo, non riesco a dormire nemmeno un po’. Al mattino, lui se ne va e io esco presto; non mi va di passare nel solito bar dove vado sempre; la mia aria distratta e pensierosa susciterebbe tante domande, cui non voglio dare seguito. Mi fermo nel bar della tangenziale, poca gente, e tutta intenta a farsi i fatti sui. Prendo un cornetto ed un cappuccino, mentre sto lì a pensare come fargliela pagare a quel bastardo di Fabio. Sono talmente distratta che non mi accorgo di essermi spostata ed inzuppo il cornetto nel cappuccino del mio vicino. Lui resta stupito, mi guarda e si gira convinto che stiamo girando una scena di Candid Camera; io lo guardo mentre intingo il cornetto e mi rendo conto dell’errore.
«Accidenti, mi scusi, sono così distratta che non mi son resa conto di ciò che facevo; mi scusi, la prego.»
Gli dico, guardandolo in faccia. Mi rendo conto che ho davanti un bell’uomo, alto, capelli bianchi, occhi scuri, un sorriso che mi disarma subito, mettendomi di buon umore.
«Nessun problema, evidentemente il mio cappuccino è più invitante del suo: mi chiamo Mario e lei?»
Mi chiede, continuando a guardarmi sorridendo e porgendomi la mano.
«Liliana… credo che la colazione, questa mattina, spetti a me pagarla.»
Gli rispondo dandogli la mano e sorridendo. Per un momento, sono svaniti i pensieri tristi che avevo.
«Liliana, lasciatelo dire, dovresti sorridere sempre; sei bellissima quando lo fai e, se non sono troppo indiscreto, ti sei distratta per problemi di lavoro o di cuore?»
Mi chiede con un modo estremamente gentile e spiritoso.
«Cuore, purtroppo, e non so come trovare una soluzione.»

È quanto gli rispondo, prima di ripiombare di nuovo nella mia amarezza.
«Ragazza mia, io non son di qui, non sono un tuo conoscente, quindi sono la persona giusta che può ascoltarti e consigliati. Non conosco nessuno tranne te, quindi sono l’elemento più adatto, con cui puoi sfogarti»
Mi dice sottovoce, con un tono serio, ma cordiale. Lo guardo, sono così afflitta, ci rifletto, trovo che la sua è una buona idea; in fondo, con chi ne potrei parlare? Le colleghe? Assolutamente no; le amiche? E chi ne ha di così intime da poter ricevere un buon consiglio? No, ha ragione lui: un estraneo, mai visto e conosciuto, sì, lui è perfetto. Ci spostiamo su un tavolino in disparte, e gli racconto tutto. Lui mi ascolta con grande attenzione, non fa domande, ascolta e basta, poi, quando gli dico che non so che pesci prendere, mi chiede qualche dettaglio.
«Hai detto che tuo marito è molto premuroso, che ti copre di attenzioni, ma che poi si scopa la badante di sua madre: è giusto?»
Gli confermo tutto, lui ci riflette un momento e poi esordisce con un bel piano, almeno come lo definisce lui.
«Per prima cosa devi aver la prova inconfutabile dell’adulterio, magari qualche foto o altro. Poi devi recitare una parte con lui fino a raggiungere un certo scopo; non ti dovrebbe esser difficile, ti dirò nel dettaglio cosa fare e,
infine, puoi prenderti la giusta vendetta, ma al momento opportuno.»
Mi espone la sua idea, tutta d’un fiato. Lo ascolto e mi rendo conto che ha centrato l’obbiettivo; una cosa talmente semplice, impensabile, che potrebbe funzionare proprio perché gioca sulla mia ingenuità e la semplicità dell’idea: semplice ma efficace ed è quello che voglio. Ci scambiamo il numero di cellulare, lui resterà in città tutto il giorno, ci accordiamo per la pausa pranzo. Passo il resto della mattina a pensare a lui e alla sua idea; la trovo veramente ardita, giusta e mi convinco che devo aver la mia vendetta. Ci incontriamo per il pranzo, lo vedo e mi rendo conto che davanti ho un bell’uomo, mi piace, sorride e mi tratta come una dea.
«Se tu fossi mia moglie, non ti metterei da parte per un’altra, ma farei l’amore con te tutti i giorni. Sei molto bella e devi valorizzarti di più. Ti sei accorta del meraviglio lato B che possiedi? E che dire dei tuoi occhi? Bellissimi! Inoltre dovresti indossare capi che esaltano il tuo fisico.

Son sicuro che, sotto i pantaloni, hai un bellissimo paio di gambe, inopportunamente tenute nascoste. Sì, decisamente sei molto bella, un diamante grezzo da tagliare e rendere lucente.»
Parla con un tono di voce che mi fa sciogliere tutta. Durante il pranzo definiamo i dettagli del piano e mi assicuro la sua piena collaborazione. Nei tre giorni seguenti, dietro mie precise informazioni, lui riesce a beccare Fabio con la puttana, gli scatta delle foto e riesce pure a farne due di loro a letto; non potevamo sperare di meglio. Poi scatta la seconda fase. Mi son studiata la parte alla perfezione, devo esser convincente fino in fondo, altrimenti tutto sarà inutile; seguendo i consigli di Mario, mi sento determinata. Mi piace, è meravigliosamente presente: pur lasciandomi campo libero, mi sono trovata spesso a pensarlo.
Per due giorni mi faccio vedere da Fabio sempre triste, depressa. Lui lo nota subito e mi chiede a cosa sia dovuto quel mio stato d’animo, ma io non rispondo, anzi, mi faccio trovare quasi in lacrime: lo vedo preoccupato.
«Amore, dimmi: che ti succede? Ti prego, parla! Dimmi che cosa c’è che non va? Ti prego, non farmi stare in ansia, ti prego.»
Lo vedo teso, cerca di sembrare tranquillo, ma non lo è. Temporeggio un po’, tanto per tenerlo sulle spine, poi, in lacrime, eseguo la mia recita.
«Scusami, amore, ma mi è difficile spiegarti quello che non va; mi sento male per te, ti ho offeso e non so come rimediare: mi spiace.»
E giù a lacrimare. Lo vedo molto preoccupato, teso, allora, dietro l’ennesima insistenza, parlo lentamente, dispiaciuta.
«Amore, sono una stupida! Mi potrai perdonare? È che, da alcune notti, sogno di tradirti con un altro uomo. Non ne vedo il viso, ma il sogno è ricorrente e questo mi fa star male; sono dispiaciuta per te.»
Parlo a testa bassa, con le lacrime agli occhi. Lui rimane un momento in silenzio, si rende conto di quello che dico e realizza che la mia ingenuità è grande: si rilassa.
«Amore, basta, non piangere più, non è successo nulla. Ti prego, smetti di preoccuparti. Io ti amo e tu non devi farti perdonare nulla. È un sogno, non vale. Io ti amo, dai, smetti di piangere.»

Parla, respirando piano. Mi rendo conto che si sta rilassando, evidentemente era teso per il timore che potessi aver scoperto la sua tresca con l’altra, ma è qui che scatta la trappola.
«Sì, fai presto tu; oggi mi perdoni e magari domani ti arrabbi e mi lasci; io non potrei vivere senza di te. Le parole si dimenticano facilmente e, per questo, se lo sogno ancora mi sento male.»
Parlo e lo abbraccio forte. Lui esita e poi reagisce come previsto. Prende un foglio di carta e scrive di suo pugno.
«Io Fabio *****, con la presente, autorizzo mia moglie Liliana a tradirmi tutte le volte che vuole, di giorno o di notte, anche 100 volte; non le creerò alcun problema per il suo adulterio nei miei confronti. Sarà libera di tradirmi dove e con chi vuole. In fede Fabio***** .»
Mi porge il foglio, fingo di ignorarlo, lo abbraccio e bacio con passione, porto le mani sul suo membro, che accarezzo da sopra la stoffa. Lui si eccita, mi spinge di lato e, sollevata la camicia da notte e tirato fuori l’uccello, me lo infila dentro, senza nessun preliminare. Mi fa male, ma lui non se ne importa più di tanto, stringo i denti e resisto; lui si muove in fretta e, poco dopo, scarica dentro di me una abbondante gemendo sborrata, di solo suo piacere.
«Vedi, amore, ti amo e non ti devi preoccupare; sei più tranquilla ora, vero?»
Mi dà un ultimo bacio e si gira per dormire. Esco, vado in bagno, mi lavo e mi tocco; chiudo gli occhi e penso a Mario. Mi infilo due dita dentro, gemo di piacere, ma in silenzio. Quando torno in camera, lui dorme, prendo il prezioso documento e lo metto nella mia borsa; ora scatta la fase finale o, meglio, l’inizio della mia vendetta. L’indomani mi sento con Mario, gli racconto il buon esito del piano, lui mi dice che non aveva dubbi, mi chiede quando voglio attuare la mia vendetta, ci penso e lo invito a raggiungermi.
«Ti andrebbe di vederci?»
Gli chiedo con un tono languido di voce.
Due giorni dopo, stiamo insieme. Mi porta nella villa di un suo amico in riva al lago. Una volta dentro, lo abbraccio, sento il suo prepotente desiderio.
«Ti voglio, prendimi, ma sii dolce, ti prego.»
Gli sussurro, distendendomi nuda sul letto.

Si spoglia lentamente, ha un fisico da far invidia a tanti ventenni, lentamente si distende al mio fianco. Comincia a toccarmi e leccarmi dappertutto; è un demonio di bravura unica o, forse, sono io che ho un dannato desiderio di lui. Mi strappa un orgasmo che nemmeno mi aspettavo. Godo, urlo e godo di nuovo. La sua lingua è tremenda, esplora ogni singola piega della mia patatina, facendomi morire di piacere. Ho avuto tre orgasmi e ancora non l’ho nemmeno toccato, sto impazzendo dalla voglia di averlo dentro, ma lui dosa magistralmente piacere e lentezza, in una sapiente miscela di sensazioni che mi mandano via di testa. Poi mi permette di prendere il suo palo in bocca. Mi ritrovo un bel cazzo di ottime dimensioni fra le mie labbra, lo succhio, lui non dice nulla, mi osserva e lascia fare. Mi rendo conto della mia poca esperienza; lo guardo quasi ad implorare di prendermi, lui sorride, mi trascina su di sé. Sento la mia pancia a contatto con il suo membro, lo voglio dentro, lui lo capisce, io mi sollevo e me lo infilo dentro tutto, fino in fondo. In verticale su di lui, resto a bocca aperta quando lo sento sbattere in fondo all’utero; vorrei urlare, ma le parole non mi escono; resto solo a bocca aperta e godo! Mi lascia divertire per un po’. Poi, giusto il tempo di avere altri due orgasmi, mi distende di fianco e comincia a pomparmi con un ritmo sconvolgente, rapido e lento, a fondo o con la sola punta dentro, impazzisco, vengo e godo a raffica. Sconvolta lo bacio, piango di piacere, non avevo mai goduto tanto.
«Godi che, quando sarai sazia, con te godrò anch’io.»
Mi dice sussurrandomi le parole all’orecchio. Perdo il conto degli orgasmi, del tempo, non so più dove sono. Stravolta lo bacio con passione e lo imploro di venire. Si muove più veloce, mi strappa l’ennesimo orgasmo, poi esplode dentro di me. Sento i getti caldi inondarmi l’utero; si tiene ben piantato dentro, ho l’ennesimo orgasmo e resto abbracciata a lui. Dopo un po’ di tempo, lui continua a passare la sua mano sul mio corpo, accarezzandolo piano, mi sto eccitando di nuovo, poi lui esplora anche il mio fiorellino poteriore. Fremo, lui mi guarda.
«Lo prendi anche qui?»
Chiede sempre continuando a toccarmi dolcemente.
«No, sono vergine, mai provato, ma, se mi prometti di esser delicato, vorrei farlo con te, ora.»

Senza aggiungere altro, mi giro di schiena. Mi fa mettere in ginocchio, lui si mette di lato e, con la mano sinistra, mi stuzzica il bottoncino davanti, mentre, con la destra, mi accarezza dietro. Lo fa in modo delicato, ma deciso, sento che raccoglie lo sperma che mi cola davanti e lo spalma dietro, insinua un dito dentro, lentamente. Mi piace, avverto che sto provando un piacere nuovo, lo voglio, lui, con pazienza, continua lubrificare il buco e, senza accorgermi, mi mette dentro due dita, mi tortura davanti meravigliosamente, poi fa colare della saliva e continua a ruotare le dita dentro, fin quando si rende conto che son pronta.
«Prendilo in bocca, leccalo, bagnalo, sputaci sopra della saliva.»
Mi dice, offrendomi il cazzo, di nuovo duro. Lo bagno, lo succhio e lo sento ben sodo, lui si mette dietro di me e, pian piano, mi infila la punta. Lo sento entrare, mi apre, spinge piano, io mi masturbo davanti, cerco di infilarmi due dita dentro, ma non ci riesco. Allora mi scateno sul mio clito, lo torturo e, intanto, sento lui che sprofonda nel mio intestino. Lo agevolo nel compito, spingendo il corpo indietro, così da farmi penetrare fin in fondo. Avverto un lieve bruciore, lui resta un momento fermo, poi si scatena. Mi afferra per i fianchi e mi pompa, mi sfonda, godo e godo ancora, urlo e lo incito a darmelo tutto. Lui mi chiava fin quando lo imploro di sborrare. Affonda un ultimo colpo e mi riversa un’enorma quantità di calda sborra nell’intestino. Mi distendo sfinita, lui mi bacia e continua ad accarezzarmi piano.
Tre giorni dopo, è il mio anniversario di nozze, ritengo sia la data giusta per la mia vendetta. Fabio, per far contenta mammina che non vuole che noi festeggiamo, lo trattiene a cena da lei ed io, che ho altri programmi, non partecipo, anzi, quando lui torna gli faccio trovare la sorpresa che ho organizzato insieme a Mario. Completamente nuda e distesa sul letto, mi sto facendo sbattere da tre maschi molto dotati, amici di Mario. Lui controlla il rientro di Fabio e, quando irrompe in camera da letto, va su tutte le furie.
«Brutta puttana: che fai? Ma sei impazzita? Mi tradisci con quattro uomini? Io ti rovino, ti sbatto fuori casa e ti lascio senza un soldo! Troia che non sei altro.»
Mi urla mentre i miei maschi, tutti nudi, ma molto più dotati in tutto rispetto a lui, si sistemano intorno a me, pronti a difendermi.
«Ma che urli: sono solo quattro!»
Rispondo io per farlo infuriare di più.

«Poi, non sono tue le parole quando dicevi che ero troppo stupida ed ingenua da far pena? Non credevi che questa passera potesse pareggiare il conto che tu hai aperto con quella troia della badante che ti scopi? Mio caro, non hai nulla da strillare, perché ho le prove delle corna che mi hai messo scopando con quella vacca.»
E’ quanto dico ora che son in piedi davanti a lui. Ha il viso rosso, l’ho beccato sul vivo, quando affondo l’ultimo colpo.
«Inoltre, cari amici, leggete questo.»
Tiro fuori dalla borsa il foglio che lui mi ha firmato e lo consegno a Mario, che lo legge ad alta voce. Fabio mi guarda stupito, incredulo, paonazzo dalla rabbia.
«Ma che dici? Quello non vale. Ti sei presa gioco di me!»
Balbetta, con poca convinzione. Mario lo guarda ed affonda il colpo.
«Invece direi che ha tutto il valore necessario: da quello che sta scritto qui, lei ha diritto a scoparsi altri 96 maschi, perciò ti conviene tacere.»
Lo guardo con disprezzo e lo distruggo psicologicamente.
«Allora, caro il mio maritino, siediti e guarda come dei veri UOMINI mi fanno godere. Se poi vuoi renderti utile, va in cucina e prepara del caffè: la notte sarà lunga!»
Senza aggiungere altro, mi distendendo di nuovo sul letto. Guardo Mario gli sorrido e gli prendo il cazzo in bocca.
La mia vendetta è appena cominciata.

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